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venerdì 18 maggio 2012


RUSTEGHI
I nemici della civiltà
da I rusteghi di Carlo Goldoni
traduzione e adattamento Gabriele Vacis e Antonia Spaliviero
regia Gabriele Vacis
con Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso,
Jurij Ferrini
e con  Nicola Bremer, Christian Burruano, Alessandro Marini,
Daniele Marmi
composizione scene, costumi, luci e scenofonia Roberto Tarasco
Fondazione del Teatro Stabile di Torino/Teatro Regionale Alessandrino

Roma, Teatro Quirino, sino al 20 Maggio


Un teatro di immediata e sentita comunicazione col pubblico quello di Gabriele Vacis, una comunicazione di emozioni non solo per la spigliata compagnia di questo spettacolo, ma per il particolare riadattamento e traduzione che ha conseguito dall'originale testo goldoniano appartanente al periodo più maturo del celebre autore veneziano. Un gioco di teatro nel teatro implicito in molte parti cruenti del testo, ma dichiaratamente posto alla base di questa messa in scena di Vacis, come dimostra l'inizio: la compagnia in abiti odierni e tute in attesa che il pubblico si sieda e già in fermento per dialogare con esso, a cominciar dai bravissimi e coinvolgenti Eugenio Allegri e Natalino Balasso, rispettivamente i due ricchi mercanti Simon e Lunardo. Quest'ultimo si trova a progettare i preparativi economici per dare Lucietta, figlia di primo letto, a un giovane di famiglia altrettanto benestante, Filippetto, figlio del Signor Maurizio. I padri si contendono avaramente la preparazione del matrimonio senza scrupoli restringendo la possibilità che i due giovani si vedano prima delle nozze. Le donne giocano la carta fondamentale della rottura di questo rustego meccanismo maschilista, permettendo così che i due giovani riescano a scoprirsi. Gli intrighi e i meccanismi velati nel corso della commedia sono il tramite goldodiano cui l'autore ricorreva per mostrare la facciata dell'ipocrisia dei rapporti della società veneziana di allora, e in questo spettacolo messi a fuoco per ricavarne una verità più odierna che miri alla civiltà e alla libertà dei rapporti umani, come dimostrano i filmati proiettati, in cui alcuni degli attori interrompono i loro personaggi per commentare le immagini facendo riferimento alle loro vissuto relazionale con la famiglia: una sorta di scambio generazionale. Un susseguirsi di peripezie che tolgono le risate del già citato Balasso doppiamente impegnato nei ruoli del rude e tirchio Lunardo e il conte Riccardo, e quelle da superbo istrione spontaneo Jurij Ferrini, anch'esso in due ruoli, rigido austero sior Maurizio. Dignitosa interpretazione anche quella di un'insolita e strepitosa siora Felicia, colei che detiene le redini delle conseguenze dell'ideologia maschilista che cerca di spezzare grazie agli interventi della signora Margarita, matrigna di Lucetta, e la signora Marina, zia di Filippetto (interpretati rispettivamente dai giovani e non di meno efficaci Alessandro Marini e Daniele Marmi).

Ottimo il gioco di luci e scene ad opera di Roberto Talasco. Entusiasmo e forti applausi, a cominciare, fortunatamente, dai più giovani. Da vedere!

Buona scena, Mauro Sole!

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