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mercoledì 6 giugno 2012


Macbeth
di William Shakespeare
nuova traduzione Nadia Fusini
con Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Paolo Mazzarelli, Marco Vergani, 
Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana, Gennaro di Colandrea

spazio scenico Nicola Bovey e Andrea De Rosa, costumi Fabio Sonnino
luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkemper
per le voci delle streghe si ringraziano
Niccolò Feletti, Riccardo De Rosa, Emil Bovey, Benedetta Bausardo, Marta Casalini,
Rebecca Casalini, Cecilia Verri
Fondazione del Teatro Stabile di Torino & Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni
adattamento e regia
Andrea De Rosa

Torino, Teatro Carignano, sino al 3 Giugno

Macbeth, non tanto più l'impronunciabile titolo della tragedia scozzese medievale, quanto un nome che porta implicitamente con sè il desiderio di sangue, di conquista, la paura dello stesso desiderio e una inafferrabile e complessa fragilità dell' individuo in preda al suo stesso lato oscuro. È questo che risalta la meravigliosamente macabra e travolgente messa in scena di Andrea De Rosa al Teatro Carignano di Torino: un'operazione svincolata da un comune procedimento registico diviso per ambientazioni e scene nella Scozia di cui scrive Shakespeare. E questo a favore di un onirico quadro che porta lo spettatore in un palcoscenico dell' “in aspettabile” costituito da un fulcro sanguineo inquietante e improvviso che scaturisce  dalla soglia di un salotto odierno piuttosto chic, separato da una grande parete di vetro dal resto del palcoscenico dove pare sia iniziata la macabra festa, e soprattutto dai protagonisti che lo abitano: Macbeth e la sua Lady, interpretati da due attori d'eccezione e davvero originali, Giuseppe Battison e Frédérique Loliée: lui impareggiabile fisique du role autentico, tenuto e verosimile nella paura circa le ripercussioni delle sue azioni, provocato e supportato da una consorte che nella Loliée figura una lady Macbeth dalla voce ispida e roca dal renderla una dark lady come di un odierno film noir, la vera strega di questo spettacolo. Effettivamente così non potrebbe essere altrimenti, dato che nella sua prospettiva interpretativa dell'opera shakespiriana, il regista ribalta ingegnosamente la figura delle tre sorelle fatali lasciando parlare tre bambolotti cullati e adornati nelle domande dei due protagonisti. Ecco dunque il raggiro del male che sotto mentite spoglie s' insinua come voci bombardanti di sogni i sanguinari coniugi, un idea quella dei neonati riproposta nella continuità di questo disegno simbolico registico come figli e spiriti dell'inferno che traboccano proprio da Lady Macbeth. Ci si trova davanti a un clima scenico forte ed emozionante, filtrato dallo spettatore come un magnetico vortice dell'occulto che influisce sulla psicosi dei suoi protagonisti, ma anche degli altri personaggi, interpreti coinvolgenti dalle altrettanti caratteristiche emozionali. Si pensi a Valentina Diana, figura spettrale di animaleschi incantesimi e profezie e fragile ed esile Lady McDuff. Gli insoliti Banquo e Ross: il primo grazie all'aspetto frivolo quanto imponente, se non minaccioso per Macbeth, del bravo Paolo Mazzarelli; il secondo è il simpatico Marco Vergani cui spettano gli spiragli meta-teatrali dei colpi di scena. Bravissimi ed energici anche Gennaro di Colandrea (efficace sicario scugnizzo che si muove nell'ombra a suon di elettronica), Riccardo Lombardo, e Stefano Scandaletti. Insomma, se avevate sognato finalmente che la tragedia scozzese non risultasse più sinonimo per fenomeni fin troppi ripetitivi equivalenti ad “attori tromboni”, ecco l'occasione per uscire dal teatro soddisfatti. In scena anche nella prossima stagione.
Buona scena, Mauro Sole!

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