Macbeth
di William Shakespeare
nuova traduzione Nadia Fusini
con Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Paolo Mazzarelli, Marco Vergani,
Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana, Gennaro di Colandrea
spazio scenico Nicola Bovey e Andrea De Rosa, costumi Fabio Sonnino
luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkemper
per le voci delle streghe si ringraziano
Niccolò Feletti, Riccardo De Rosa, Emil Bovey, Benedetta Bausardo, Marta Casalini,
Rebecca Casalini, Cecilia Verri
Fondazione del Teatro Stabile di Torino & Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni
nuova traduzione Nadia Fusini
con Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Paolo Mazzarelli, Marco Vergani,
Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana, Gennaro di Colandrea
spazio scenico Nicola Bovey e Andrea De Rosa, costumi Fabio Sonnino
luci Pasquale Mari, suono Hubert Westkemper
per le voci delle streghe si ringraziano
Niccolò Feletti, Riccardo De Rosa, Emil Bovey, Benedetta Bausardo, Marta Casalini,
Rebecca Casalini, Cecilia Verri
Fondazione del Teatro Stabile di Torino & Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni
adattamento e regia
Andrea De Rosa
Torino, Teatro Carignano, sino al 3
Giugno
Macbeth,
non tanto più l'impronunciabile titolo della tragedia scozzese medievale,
quanto un nome che porta implicitamente con sè il desiderio di sangue, di
conquista, la paura dello stesso desiderio e una inafferrabile e complessa
fragilità dell' individuo in preda al suo stesso lato oscuro. È questo che
risalta la meravigliosamente macabra e travolgente messa in scena di Andrea De
Rosa al Teatro Carignano di Torino: un'operazione svincolata da un comune
procedimento registico diviso per ambientazioni e scene nella Scozia di cui
scrive Shakespeare. E questo a favore di un onirico quadro che porta lo
spettatore in un palcoscenico dell' “in aspettabile” costituito da un fulcro
sanguineo inquietante e improvviso che scaturisce dalla soglia di un salotto odierno piuttosto chic,
separato da una grande parete di vetro dal resto del palcoscenico dove pare sia
iniziata la macabra festa, e soprattutto dai protagonisti che lo abitano:
Macbeth e la sua Lady, interpretati da due attori d'eccezione e davvero
originali, Giuseppe Battison e Frédérique Loliée: lui impareggiabile fisique du
role autentico, tenuto e verosimile nella paura circa le ripercussioni delle
sue azioni, provocato e supportato da una consorte che nella Loliée figura una
lady Macbeth dalla voce ispida e roca dal renderla una dark lady come di un
odierno film noir, la vera strega di questo spettacolo. Effettivamente così non
potrebbe essere altrimenti, dato che nella sua prospettiva interpretativa
dell'opera shakespiriana, il regista ribalta ingegnosamente la figura delle tre
sorelle fatali lasciando parlare tre bambolotti cullati e adornati nelle domande
dei due protagonisti. Ecco dunque il raggiro del male che sotto mentite spoglie
s' insinua come voci bombardanti di sogni i sanguinari coniugi, un idea quella
dei neonati riproposta nella continuità di questo disegno simbolico registico
come figli e spiriti dell'inferno che traboccano proprio da Lady Macbeth. Ci si
trova davanti a un clima scenico forte ed emozionante, filtrato dallo
spettatore come un magnetico vortice dell'occulto che influisce sulla psicosi
dei suoi protagonisti, ma anche degli altri personaggi, interpreti coinvolgenti
dalle altrettanti caratteristiche emozionali. Si pensi a Valentina Diana,
figura spettrale di animaleschi incantesimi e profezie e fragile ed esile Lady
McDuff. Gli insoliti Banquo e Ross: il primo grazie all'aspetto frivolo quanto
imponente, se non minaccioso per Macbeth, del bravo Paolo Mazzarelli; il
secondo è il simpatico Marco Vergani cui spettano gli spiragli meta-teatrali dei
colpi di scena. Bravissimi ed energici anche Gennaro di Colandrea (efficace
sicario scugnizzo che si muove nell'ombra a suon di elettronica), Riccardo
Lombardo, e Stefano Scandaletti. Insomma, se avevate sognato finalmente che la
tragedia scozzese non risultasse più sinonimo per fenomeni fin troppi
ripetitivi equivalenti ad “attori tromboni”, ecco l'occasione per uscire dal
teatro soddisfatti. In scena anche nella prossima stagione.
Buona scena, Mauro Sole!
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