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lunedì 7 maggio 2012


IL CASO BRAIBANTI
di Massimiliano Palmese
regia Giuseppe Marini
con Fabio Bussotti, Mauro Conte
musiche Mauro Verrone
esecuzione live Stefano Russo
Roma, Teatro Belli, 27 Aprile

Uno spettacolo dalla narrazione fruibile e molto piacevole quello di Giuseppe Marini, un'impostazione molto semplice tesa a riportare a galla la storia di Aldo Braibanti. Una delle ingiustizie giudiziarie più clamorose degli anni ‘60, messe poi a tacere, rivive nella drammaturgia di Massimiliano Palmese che traccia per filo e per segno con stile quasi tragicomico gli episodi accaduti prima e durante il processo ad Aldo Braibanti, accusato di plagio ai danni del suo giovane amante Giovanni Sanfratello. Ad interpretarli il superlativo Fabio Busotti e il giovane e bravo Mauro Conte, che seduti e in piedi ai lati del palcoscenico ci catapultano con la loro perspicacia emotiva in quella Roma dei Sessanta che era diventata culla per molti artisti, filosofi in opposizione a una morale borghese cattolica; la stessa ipocrisia che tenterà di schiacciare il Braibanti non solo per le sue idee politiche e sociali, d'impronta marxista, ma anzitutto per le sue tendenze omosessuali. Tanta è la passionalità calma con la quale Fabio Busotti reinterpreta la parole in prima persona di Aldo Braibanti, dagli occhi lucidi e con una quiete con cui si cerca la comunicazione di una tragedia nel pubblico, tanta è la foga e la follia di Mauro Conte a diventare un fragile ragazzo che conobbe l'amore una volta incontrato il filosofo-mirmecologo. In questa storia, per rendere al meglio l'inchiesta, i due attori si alternano anche in rapidi e intensi cenni a personaggi che coinvolsero i due protagonisti: dal medico della famiglia di Giovanni, i giudici bigotti al processo, e i coniugi Sanfratello che denunciarono Braibanti. A questo punto la storia, all'inverosimile di ciò che il finto perbenismo corrotto abbia comportato, giunge ad un evasione comica, tanto è l'accentuarsi dei due interpreti sui personaggi appena citati, sottolineandone le scemenze ideologiche: un effetto funzionante che trova la conferma nell'accompagnamento musicale-ironico di Stefano Russo, al centro del palco. Una messa in scena efficacemente coinvolgente non solo in grado di richiamare quell' “Italia dimenticata”, ma di far eco agli odierni residui di discriminazione che vedono al centro gli omosessuali.
Buona scena! Mauro Sole

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