IL CASO BRAIBANTI
di Massimiliano Palmese
regia Giuseppe Marini
con Fabio Bussotti, Mauro Conte
musiche Mauro Verrone
esecuzione live Stefano Russo
di Massimiliano Palmese
regia Giuseppe Marini
con Fabio Bussotti, Mauro Conte
musiche Mauro Verrone
esecuzione live Stefano Russo
Roma, Teatro Belli, 27 Aprile
Uno spettacolo dalla narrazione fruibile e molto piacevole quello di
Giuseppe Marini, un'impostazione molto semplice tesa a riportare a galla la
storia di Aldo Braibanti. Una delle ingiustizie giudiziarie più clamorose degli
anni ‘60, messe poi a tacere, rivive nella drammaturgia di Massimiliano Palmese
che traccia per filo e per segno con stile quasi tragicomico gli episodi accaduti
prima e durante il processo ad Aldo Braibanti, accusato di plagio ai danni del
suo giovane amante Giovanni Sanfratello. Ad interpretarli il superlativo Fabio
Busotti e il giovane e bravo Mauro Conte, che seduti e in piedi ai lati del
palcoscenico ci catapultano con la loro perspicacia emotiva in quella Roma dei
Sessanta che era diventata culla per molti artisti, filosofi in opposizione a
una morale borghese cattolica; la stessa ipocrisia che tenterà di schiacciare
il Braibanti non solo per le sue idee politiche e sociali, d'impronta marxista,
ma anzitutto per le sue tendenze omosessuali. Tanta è la passionalità calma con
la quale Fabio Busotti reinterpreta la parole in prima persona di Aldo
Braibanti, dagli occhi lucidi e con una quiete con cui si cerca la
comunicazione di una tragedia nel pubblico, tanta è la foga e la follia di
Mauro Conte a diventare un fragile ragazzo che conobbe l'amore una volta
incontrato il filosofo-mirmecologo. In questa storia, per rendere al meglio
l'inchiesta, i due attori si alternano anche in rapidi e intensi cenni a
personaggi che coinvolsero i due protagonisti: dal medico della famiglia di
Giovanni, i giudici bigotti al processo, e i coniugi Sanfratello che
denunciarono Braibanti. A questo punto la storia, all'inverosimile di ciò che
il finto perbenismo corrotto abbia comportato, giunge ad un evasione comica,
tanto è l'accentuarsi dei due interpreti sui personaggi appena citati,
sottolineandone le scemenze ideologiche: un effetto funzionante che trova la
conferma nell'accompagnamento musicale-ironico di Stefano Russo, al centro del
palco. Una messa in scena efficacemente coinvolgente non solo in grado di
richiamare quell' “Italia dimenticata”, ma di far eco agli odierni residui di
discriminazione che vedono al centro gli omosessuali.
Buona scena! Mauro Sole
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