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domenica 22 aprile 2012


U Tingiutu. Un Aiace di Calabria.
ideazione, testo e regia Dario de Luca
musiche originali Gianfranco De Franco, Gennaro de Rosa
scene, costumi e oggetti di scena Rita Zangari
con
Dario De Luca, Rosario Mastrota,
Ernesto Orrico, Fabio Pellicori, Marco Silani
assistenza alla regia Isabella Di Rosa; fantocci Teatro delle Rane
direzione tecnica e audio Gennaro Dolce
luci Gaetano Bonofiglio; foto di scena Angelo Maggio
organizzazione e distribuzione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale
Cosenza, Teatro Morelli, 20 Aprile

Ritorna l'odierno Aiace firmato Scena Verticale a Cosenza: il mito greco rivisitato lungo le vicissitudini contemporanee della terra calabrese dilaniata dalla 'ndrangheta ha rianimato  il pubblico della rassegna More Frydays. Un pubblico entusiasta e toccato dal perturbante testo, messo in scena da Dario De Luca. U tingiutu. Un Aiace di Calabria. È uno spettacolo che richiama le atmosfere nere e violente della storia attuale dove il potere è il punto più alto per i clan che concorrono alla lotta per la spartizione, un cammino tortuoso che lascia alle spalle sangue e cocaina. Ma tutto questo rimane al vertice di una regia da cui trapela l'orrore di una realtà minacciante di cui noi rimaniamo vulnerabili spettatori umani, una condizione emotivamente esaltata con straordinari effetti da tutti gli attori di Scena Verticale, i quali calcano la prima parte di quest'opera dialettale nelle vesti di boss troppo tesi ad architettare loschi piani all'interno di un agenzia di pompe funebri: momenti che lasciano spazio anche al puro divertimento degli spettatori che riconoscono i luoghi comuni degli scherzi e dei disaccordi in calabrese stretto, operazione auspicabile a un gioco più autentico del teatro, più “reale” (ritorna sempre la lezione di Eduardo e di Carlo Cecchi). Altri efferati delitti vengono compiuti e narrati nei quadri successivi, la cui soglia drammaturgica che rievoca i nomi degli antichi eroi di Aiace, Ulisse e Agamennone è accomunata al mito per l'elemento di ora e sempre di quei signori “alti”: per l'onore, sia esso per la vendetta o il disonore stesso, o per il tradimento. Ma per esso le conseguenze sono una tragedia sanguigna dei crimini che fungono come una confessione gustosa per Aiace, interpretato dal meraviglioso Dario De Luca, il quale dopo un'effimera e crudele tortura ad Ulisse (un ottimo e “impaurito”, Fabio Pellicori) riesce a mantenere intatto il suo orgoglio e si suicida senza poter dare soddisfazione al suo rivale, Agamennone. Costui è Marco Silani, che dalla più alta gamma vocale sentitasi recentemente a teatro, tocca le vette maggiori del suo personaggio-ingannatore in un monologo onirico pervaso da violenza animalesca che invade anche grazie (ironia del caso registico) alle veneziane abbassate e una luce rossa tenue, un ricorrente simbolismo teso alla rappresentazione di ciò che nel segreto verrà visto, verrà pagato col sangue. Bravi anche Ernesto Orrico e Rosario Mastrota. Dopo quasi tre anni dalla nascita dello spettacolo, speriamo non vengano a mancare altrettante così belle repliche.
Buona Scena! Mauro Sole

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