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mercoledì 18 aprile 2012


 NOSFERA TITANIC

di e con Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti; luci Max Mugnai; aiuto tecnico Nino Del Principe;
promozione Nicole Arbelli; organizzazione e cura Federica Furlanis
Produzione Fortebraccio Teatro

Roma, Teatro Argot 12 Aprile

Dopo il debutto romano all'ultima edizione di Short Theater, è riapprodato nella capitale questa primavera all'Argot il nuovo monologo di Roberto Latini: monologo per così dire. Si tratta di una performance dove l'attore si muove per vie molteplici di comunicazione e di emozioni senza principi definibili o trascrivibili a modò di canovaccio. Un flusso simbolico d'immagini rammificate con soli pochi elementi filtrati senza nesso di logica da Latini che non batte ciglio su un pubblico tenuto fino all'ultimo grado di curiosità per tutta la durata di uno spettacolo vibrante e misterioso. Una rete finissima immensa che separa il proscenio dall'inizio delle poltrone, una scelta registica che pur creando un apparante distacco, che lo crediate o no, coincide con uno stravolgimento più forte del pubblico chiamato a un attenzione particolare sul personaggio anonimo, sull'attore Latini, in scena come portavoce di uno sgomento della sofferenza statica dell'uomo che non può che “rompere le righe”. Questo l'imperativo più volte ripetuto allo spettaore, un messaggio che non si spegne nemmeno nelle lacrime toccanti traboccanti di passione.  Passione per disperazione o viceversa, anche quando solo alle parole si sostituisce il gesto, che nasce dall'interrotto scavo (con una sedia rossa) nella piccola montagna di sale dove piedi e mani vengono immersi tra una pausa e l'altra, tra un sospiro e le movenze quasi feline del corpo dell'attore. Trattasi probabilmente questa montagnetta di un riferimento all'Iceberg del famoso Titanic, ma non come semplice sciagura storica, ma come disastro odierno dei sentimenti e del disordine umano i cui risvolti, frutto delle nostre scelte, ci ripionbono addosso come una pioggia incessante che porta con se l'assenza d'amore e d'appartenenza all'essere umano, sia che esso odi, soffra, pianga e ami.
 Buona scena! Mauro Sole!

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