più di 10.000 lettori hanno scelto LE GRANDI DIONISIE...

venerdì 2 marzo 2012


UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO

di Tennessee Williams
traduzione Masolino D'Amico
regia Antonio Latella
con Laura Marinoni, Vinicio Marchioni, Elisabetta Valgoi, Giuseppe Lanino, Annibale Pavone, Rosario Tedesco
scene Annelisa Zaccheria
costumi Fabio Sonnino
luci Robert John Resteghini
suono Franco Visioli 
assistente alla regia
Brunella Giolivo
foto di scena
 Brunella Giolivo
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Stabile di Catania 

Teatro Argentina, Roma fino all' 11 Marzo


Dopo le sue prime tappe a Modena e a Parma, debutta a Roma Un tram che si chiama Desiderio con la sorprendente regia di Antonio Latella. Il celebre testo di Williams diventò subito una pièce molto importante sin dalle prime repliche e, soprattutto, per l'impostazione della regia di Elia Kazan che lasciò intendere un'implicita azione naturalistica, quasi sembrasse insita nel testo stesso. Adesso per fortuna si assiste a una messa in scena di quest'opera come mai avevamo visto prima sui nostri palcoscenici: una chiave di lettura tesa a interpretare l'anima dei personaggi in maniera assoluta, sdoganandola da una banale scenografia riproponente il modesto appartamento di Stella (una meravigliosa irruente Elisabetta Valgoi) a favore di un impianto di riflettori, monitor e microfoni, perché i personaggi possano spogliarsi, talvolta letteralmente, come su un set dove la poesia di un nuovo film scaturisce dalla follia, sia essa follia d'amore o follia animalesca, rispettivamente i vettori rappresentati maggiormente da Blanche De Bois e il suo selvaggio e spietato cognato Stanleu Kowalsky. A fare da contorno a questi due poli apparentemente diversi, ritroviamo altri personaggi le cui azioni non sono semplice soggettivazione ma esaltano il loro sentimento più fedele e vengono filtrate dalla mente della protagonista come tappe di un percorso mosso dal suo profondo e sincero bisogno d'amore, in contrasto con la perdizione sfrenata della carne. Una Blanche amplificata nell'immaginario della sua stessa fragilità quella di Latella, una donna le cui battute (da testo) fanno da ritmo e da direzione dello spettacolo; si ritrova nel corpo e nelle parole di Laura Marinoni una quasi perfetta simbiosi tra la nevrosi nascosta che abbiamo imparato a conoscere di quest'ormai leggendario personaggio, ma più palesato in questo caso, e una fragilità amorosa lieve che nel corso della sua giovinezza ha cominciato ad abbandonarla e a spingerla a mentire per non sembrare un fiore appassito. Il confronto con i comportamenti animaleschi di Stanley (un autentico Vinicio Marchioni), la metteranno al muro delle sue inconsce sensazioni proiettate nello spettatore attraverso i Led Zeppelin e musica metal con tanto di balli e movenze sfrenate all'insegna del rock and roll, sostituitosi al jazz. Da segnalare gli altri bravissimi interpreti Annibale Pavone, Rosario Tedesco e Giuseppe Lanino, in uno spettacolo tutto nuovo ed emozionante, nonostante il riscontro di un pubblico leggermente superficiale e un po' bigotto.
Mauro Sole

Nessun commento:

Posta un commento