SOGNO DI UNA NOTTE D'ESTATE
di William Shakespeare
traduzione Patrizia
Cavalli, regia Carlo
Cecchi
scena Roberto Bivona e Carlo Cecchi
costumi Sandra Cardini, luci Stefano Barbagallo
consulenza musicale Nicola Piovani
scena Roberto Bivona e Carlo Cecchi
costumi Sandra Cardini, luci Stefano Barbagallo
consulenza musicale Nicola Piovani
con
Federico Brugnone, Valentina Ruggeri, Gabriele Portoghese,
Davide Giordano, Sofia Pulvirenti, Barbara Ronchi, Cecilia Zingaro
Cecilia Zingaro, Barbara Ronchi, Sofia Pulvirenti, Giorgio Musumeci,
Silvia D'Amico, Carlo Cecchi, Luca Marinelli, Dario Iubatti, Giorgio Musumeci Alessandro Marmorini, Fabrizio Falco
Davide Giordano, Sofia Pulvirenti, Barbara Ronchi, Cecilia Zingaro
Cecilia Zingaro, Barbara Ronchi, Sofia Pulvirenti, Giorgio Musumeci,
Silvia D'Amico, Carlo Cecchi, Luca Marinelli, Dario Iubatti, Giorgio Musumeci Alessandro Marmorini, Fabrizio Falco
Pianoforte/diamonica, Valentina Rosati;
batteria Alessandro Marmorini/Luca Marinelli ;
basso elettrico e melody horn Valentina Ruggeri ;
clarinetto Dario Iubatti; flauti Silvia D'Amico, Fabrizio Falco ;
chitarra e glockenspiel Gabriele Portoghese ;
batteria Alessandro Marmorini/Luca Marinelli ;
basso elettrico e melody horn Valentina Ruggeri ;
clarinetto Dario Iubatti; flauti Silvia D'Amico, Fabrizio Falco ;
chitarra e glockenspiel Gabriele Portoghese ;
produzione Teatro
Stabile delle Marche
con il patrocinio dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio
D'Amico"
Spesso e purtroppo si è soliti constatare
la mancanza di un rinnovamento dell'azione scenica concreta proprio da parte di
quei registi/maestri che hanno fatto la storia degli anni Settanta. A sottrarsi
da questo processo a ritroso, fortunatamente ritroviamo ancora oggi uno dei più
grandi da sempre, Carlo Cecchi. La sua formula del
teatro come concepimento di un “gioco del
reale”, il contrario del
naturalistico, ritorna con perforante e genuina efficacia nel Sogno di
Shakespeare, nato come saggio degli allievi dell'Accademia Silvio D'Amico.
Testo ben conosciuto dal grande maestro e messo in scena per la prima volta nel ‘97 con alcuni dei suoi storici attori (Valerio
Binasco, Iaia Forte, Tommaso Ragno), rivive in una versione semi-psichedelica a
giudicare dai costumi ultra colorati e bizzarri dei personaggi al centro di un
reticolo quadrato molto semplice. La frenesia ridondante di una favola ormai a
noi nota con una sentita, costante e vera presenza di giovani interpreti calati
in un lavoro non limitato alla riproduzione di una replica di turno. Un ritmo
calzante sostenuto dall'accompagnamento musicale dal vivo di un complesso
formato dagli attori stessi. Suspence
rock e un moderato punk ripercorrono
il divertente quanto accidentale intreccio delle coppie Lisandro-Ermia,
Demetrio-Elena sotto l'occhio dello spiritello Puck (Silvia D'Amico), quasi
come un piccolo Andy Warhol dalla presenza scattante divertito anche a
ricomporre il quadro da lui stesso sbagliato. Per il pubblico c'è il gusto e la
sorpresa di vedere cosa hanno riservato i bravi interpreti: l'esaltante Elena
di Barbara Ronchi è meravigliosamente immersa in un masochismo sui rifiuti
iniziali del
suo uomo quanto sul vertice di un vittimismo imbarazzante credibile, essendo
corteggiata Lisandro e Demetrio (Gabriele Portoghese e Gabriele Giordano). Buona
la prova dell'ingenua Ermia resa da Sofia Pulvirenti. Irresistibilmente
disinvolti i comici guidati proprio da Carlo Cecchi (all'inizio nei panni di
Egeo, padre di Ermia), ora Cotogno, astuto che scatena alcuni dei più
divertenti momenti della sua regia. Cecchi/Cotogno fornisce istruzioni e dritte
per il dramma Tiramo e Tisbe dove si ritroverà un simpaticissimo Dario
Iubatti nell'impacciato Canna intento a immedesimarsi in Tisbe e un Bottom
dalla verve pugliese inaspettata di
Luca Marinelli. Un sogno degno di grande attenzione se capace di corrispondere
alla bellezza del
teatro, nella creatività scaturita dalla semplicità.
Mauro Sole
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