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sabato 3 dicembre 2011



Italianesi

di e con Saverio La Ruina


musiche originali eseguite dal vivo da Roberto Cherillo
disegno luci Dario De Luca
organizzazione Settimio Pisano
Produzione Scena Vericale, con il sostegno MIBAC, Regione Calabr
ia


Roma Teatro India, fino al 3
Dicembre

Il mito del ritorno nel proprio paese d'origine, l'Italia, e la fuga dalla tragedia dittatoriale di un paese quale l'Albania, è il tema di questa commovente storia firmata Saverio La Ruina. Drammaturgo e attore tra i più interessanti della scena contemporanea, La Ruina, da solo, nella sala con una sedia di ferro dalla quale si alza e si siede con disinvoltura, si presta alla leggerezza interpretativa di Tonino, il protagonista del racconto: un ragazzo nato da padre italiano e madre albanese, che per quasi tutta la vita ha rincorso il sogno di potersi riavvicinare al padre e all'Italia, sopportando i tumulti e i dolori inflitti dalla crudele realtà del campo di concentramento in cui era stato internato. Tonino matura l'esperienza e la forza di continuare imparando il mestiere del sarto, a parlare l'italiano tramite la mescolanza col dialetto calabrese di Mastru Giovanni, e innamorandosi di una giovane donna, Selma, che rianima in lui i colori del sentimento. La tenerezza del ricordi d'infanzia, l'immagine di un paese fatto di pittori, musicisti e cantanti quale l'Italia raccontata dal padre di Tonino vibrano senza inceppi nella voce amplificata dal microfono e nel corpo di La Ruina, che rende a sua volta una costante fluidità e una profonda percezione della storia nello spettatore rimasto incollato, grazie anche all'interrotto intercalare calabrese dell'attore che suscita anche la risata ad ogni specifica sfumatura, anche sulla soglia dell'episodio tragicomico. Una partitura studiata a fondo, ma della quale non trapela minimamente la fatica per il senso di ritmicità che lo spettacolo stesso costituisce. Ogni momento può diventare un grande immaginario che ci lega al protagonista. Tonino a quarantanni, con un figlio, Leoncino, per la prima volta si sentirà libero perché tornerà nel suo paese, e per quanto le speranze tanto avute non saranno ripagate una volta giunto in Italia e verificatosi un incontro inaspettato col padre, comprenderà il senso di quella sofferenza e di quella difficoltà tanto riscontrata sino ad allora, che è venuto a convergere in un sogno, realizzatosi anzitutto nel suo cuore. Senza alcuna piega sentimentalista, uno spettacolo toccante, tratto da una storia vera, cui come ultimo merito, vanno riconosciute le bellissime musiche eseguite dal vivo di Roberto Cherillo.

Buona scena! Mauro Sole

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