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domenica 23 ottobre 2011

La Porta

un'idea di Barbara Valmorin
dal romanzo di Magda Szabò
drammaturgia e regia Stefano Massini
con Barbara Valmorin & Alva Reale
Teatro delle donne - Centro di dramaturgia; Metastasio – Teatro Stabile della Toscana

Le vie dei festival, Teatro India, Roma 15 ottobre

Due leggii ai poli del palcoscenico rettangolare dell'India, uno schermo sul fondale nero. Sono i supporti sufficientemente necessari per far riemergere l'incontro che segna la storia di due donne, specie se a raccontarcela e ad azionarla sono due interpreti d'eccezione che conoscono bene l'universo femminile, Alvia Reale e Barbara Valmorin, rispettivamente Magda Szabò, la scrittrice, e la sua nuova donna di servizio, Emerenc. Due donne, l'una l'opposto dell'altra, ma che finiscono per entrare in contatto proprio per la forte contrapposizione che segna il carattere di ciascuna. In particolar modo Emerenc, una donna caparbia senza molti fronzoli che non delude mai sul posto di lavoro, dotata di un certo istinto d'osservazione, e che non poteva trovare miglior voce e sguardo se non in quelli di Barbara Valmorin. L'attrice oltre che a tratteggiarne un curioso profilo, da quel suo leggere e interpretare simpaticamente le parole, sa anche trasmettere e infondere malinconia nelle riprese dei filmati che interrompono la lettura e che dispiegano la storia, il tormentoso e misterioso rapporto col suo passato e la presente assistenza a casa della scrittrice Szabò. Quest'ultima (una bravissima Alvia Reale) è sofisticata, colta, sempre alle prese con nuove parole per i suoi romanzi e impegni cui non poter rinunciare e diventa spesso bersaglio di Emerenc, dei suoi commenti sul suo stile di vita. Ma in una sorta di conflitto iniziale Magda capirà che dal quel suo sentirsi analizzata dalla domestica diffidente, non esistono solo vite codificate rispetto ai talenti che ciascuno ha, come il suo saper scrivere, e che nella vita per un altra donna può venir meno l'interesse di apparire di classe come lo è lei(la Reale calibra bene l'emozione della sorpresa e dello sconcerto). Due diverse generazioni a confronto, la cui più antecedente riporta delle tracce tristi a proposito della distanza che pone Emerenc, aspetti legati e comportati dal suo tragico passato dove regna ancora il ricordo della guerra. Una storia profonda e commovente che si prospetta a compiersi bene, più di quanto abbia fatto questa piacevole recita-lettura.

Mauro Sole

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