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venerdì 28 ottobre 2011

Il Bosco




di David Mamet




con Elena Arvigo & Andrea Di Casa
regia ed elementi di scenografia Valentina Calvani, Elena Arvigo;
costruzioni scene Emanuele Silvestri; costumi Giuliana Minaldi;
foto di scene Pino Le Pera; disegno luci Andrea Basti
tecnico luci Javier delle Monache
Produzione SantaRita Teatro & M15

Roma, Teatro Argot fino al 6 Novembre







Dopo il grande entusiasmo riscontrato nella stagione precedente con lo struggente e magnetico one woman show di 4:48 Psychosis di Sara Kane, Elena Arvigo e la regista Valentina Calvani si lanciano in una nuova impresa altrettanto curiosa, un altro testo della drammaturgia contemporanea, per alcuni aspetti forse più difficile rispetto al testo della Kane. David Mamet racconta con ironica malinconia e piacevole, quanto profonda e spiazzante introspezione, i caratteri, gli umori, le sensazioni di due persone, Nick (Andrea Di Casa) e Ruth (Elena Arvigo).













La quiete e il clima mite che si respira in un bosco trasformerà l'atmosfera di quella che era iniziata come una tranquilla vacanza nella casetta di Nick, in un minestrone dove in pentola bollono le paure, le divergenze e le incomprensioni che poco a poco vengono a galla nel corso della storia fra i due membri della coppia. Una regia fedele al processo di narrazione che riproduce una situazione realista quella di Valentina Calvani e di Elena Arvigo, le quali si sono intelligentemente avvalse della collaborazione di un attore del calibro di Andrea Di Casa. I due bravi attori padroneggiano con sicurezza e qualche volta con disinvoltura il testo di Mamet facendosi abbracciare da una morsa di immancabili emozioni, tenendo conto della rigorosa quanto umile scenografia e delle belle luci di Andrea Basti. Sembrano proprio calati nei personaggi, come se pienamente consapevoli di uno spazio che alimenta, seppur si tratta simbolicamente e ideologicamente di una situazione all'aperto, la possibilità di un'interazione fra i due interpreti fruita fino al terzo atto come una lotta nel circondario della staccionata.



Ma tutto questo susseguirsi di eventi, dai racconti ai desideri d'amore di Ruth fino ai blocchi psicologici di Nick sui quali sorvola lui stesso sperando in un immediato rapporto sessuale con la giovane, fa sì che la ricezione dello spettatore si presti a un'attenzione particolare sui risvolti drammaturgici della relazione. Questi, fortunatamente, non pesano molto sulla messa in scena, considerando gli sprazzi di risate che ci concedono Arvigo e Di Casa quando sono in preda alla propria emotività. Grazie ad essi, Il bosco si rivela come una favola dei nostri tempi dove il brutto e il buono sono parti indissolubili, una bilancia che non viene meno all'amore, senz'altro però, più rafforzato dalla suggestione di un luogo del genere.







Buona scena!




Mauro Sole

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