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lunedì 4 luglio 2011

Primavera Dei Teatri, XII Edizione


3 Giugno, Teatro Sybaris, Castrovillari (CS)


Crack Machine

uno spettacolo di e con Paolo Mazzarelli e Lino Musella;

scene Elisabetta Salvatori; musiche Climnoizer – Co'sang; organizzazione Luca Marengo; si ringrazia
Torre dell’acquedotto di Cusano

Un teatro di “attori” quello dell'ultima edizione del Festival Primavera dei Teatri. Tocca ora alla compagnia Musella/Mazzarelli, rispettivamente Lino e Paolo, che debuttano in prima assoluta con la loro Crack Machine. Due tra i più interessanti interpreti della scena indipendente, ciascuno con un bagaglio “pluriteatrale” che comprende alcuni nomi affermati della scena italiana ed europea, portano sul palcoscenico del Sybaris un'ottima pièce divisa tra sconcertanti verità e aneddoti comici. Crack Machine, che trae spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, è una storia di denuncia circa il mondo bancario: è la storia del signor Geremia Cervello coinvolto in un caso d'accusa, ad opera dei suoi superiori, secondo cui sarebbe responsabile del più grande buco finanziario della storia, 4.5 miliardi di euro. La scenografia è ricostruita col minimo indispensabile, quanto basta per darci cenno del carcere in cui è rinchiuso il nostro eroe. Due gli attori, due i pesi della bilancia di questa drammaturgia che, come citato all'inizio, si dispiega ad affrontare un argomento drammatico, insolito magari, però nei limiti di divertenti episodi inerenti alla vita di prigione e giocati anche sul doppio per quanto riguarda la recitazione. Per questo troviamo Paolo Mazzarelli straordinariamente diviso fra la vittima e, in pieno fisique du role, la guardia sorvegliante del “picciotto” Italo Capone, così come Lino Musella che colora improvvisamente i personaggi di Eros, un giovane detenuto e di Alberto La Parola, il nuovo avvocato di Cervello, con spiragli ad accenti napoletano e romano. Tutti e due divertentissimi a instaurare un confronto che traccia la storia e il personaggio che la vive: Geremia cercherà di convincere Eros della sua innocenza, pur dimostrandosi simpaticamente insufficiente nel dare una mano al giovane napoletano nella sua falegnameria. Ma la semplicità popolare di Eros è già compromessa dalla sorveglianza di Capone, il “tuttofare” nei raggiri della prigione. Spostandoci dall'officina di falegnameria alle camere dei due detenuti, gli attori calzando appieno le loro parti, richiamano in questo loro “Crack” un meccanismo, inceppatosi non solo per la vita di Geremia, ma per una speranza tra le celle dove dilaga una corruzione che non basta per tutti i suoi detenuti. Questi ultimi sono simbolicamente presenti anch'essi sulla scena, stando ai saluti radiofonici che mandano attraverso la radio i loro parenti. Uno spettacolo che accenna anche alla nostra storia recente, dato l'eco ad episodi che hanno riguardato la mafia, e la cui qualità è stata ampiamente riconosciuta dai numerosi applausi.

Mauro Sole

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