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venerdì 3 giugno 2011

Primavera Dei Teatri, XII°Edizione


1 Giugno, Teatro Sybaris, Castrovillari (CS)


Sacre-Stie

scritto e diretto da Vincenzo Pirrotta

con Filippo Luna,Alessandro Romano, Marcello Montalto;

elementi scenici Rosalba Corrao; costumi realizzati da Marcella Costa
Produzione Esperidio.

Il reato di abuso sessuale su minori, commesso da esponenti della chiesa, diventa alla portata di una piece di Vincenzo Pirrotta. Tra i più illustri teatranti del meridione, Pirrotta, come per molti suoi lavori, ha tinto questo testo e inciso una regia cupa ma meravigliosamente ambigua che profuma di sicilianità: la sala del teatro si trasforma in un simbolico ufficio di un vescovo (Fillipo Luna) che si presenta alla mercè del pubblico attraverso la sua storia culminata dalla passione per la vita religiosa cui fu destinato, ma al contempo dal vincolo di un potere sconcertante e di supremazia riguardo le sue tendenze sessuali. In questo racconto vediamo al centro l'intensissimo quanto vibrante Filippo Luna, magistrale in una carica emotiva forte al momento di un suo mea culpa. È accompagnato da un assistente simbolico e non (Marcello Montalto) il quale incentiverà questo clima rituale mostrandosi come l'altra faccia del suo superiore e acquisendo un ruolo “proiettore” di ricordi del passato. Sono i ricordi che hanno compromesso la salute psicologica di un altro giovane prete pronto per una vendetta venuta a reclamare dal vescovo in un'irruenza scenicamente troppo vicina a qualche fiction poliziesca italiana. L'attore che lo interpreta è Alessandro Romano, perso in una voluttuosa disperazione: quella di un ragazzino che subì le perversioni carnali e violente del parroco, tanto innalzate da costui come desideri e richieste celesti del Signore. Un testo bellissimo che riesce a fondere dolore e a rabbrividire, seppur eseguito in alcuni spunti della recitazione con troppa enfasi. Vi è già un'ottica simbolica grande nel quadro di una regia che ricorre a quei ricordi prima accennati, come l’ ombrello dove vengono appesi gli indumenti intimi della tenera età. Oppure delle statue di media statura dalla testa scheletrica con delle piccole toghe attorno al vescovo, in un crescendo onirico di ricordi dissacranti con la forte interpretazione di Luna. Cosa possono raccontare se non degli stupri da tempo perpetrati e nascosti da quelli che si spacciano per ministri di Dio? La colpa del grigio e abbattuto protagonista sarà assolta dalla sua vittima storpiata nell'oltraggioso passato, con una saguigna e inaspettata cecità. Applausi abbastanza consenzienti.

Mauro Sole

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