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lunedì 30 maggio 2011

L'ATTUATORE

un esperimento ricettivo di Sandro Mabellini

con Giuseppe Amato, Fabrizio Martorelli, Alessandro Rugnone, Rosa
Sarti

assistente Marianna Caruso
produzione Beat72

4 Maggio, Nuovo Teatro Colosseo Roma

Uno spettacolo o un esperimento? Diciamo pure tutte e due le cose, in un unico confluente scopo: il riavvicinamento, letteralmente, dello spettatore all'attore. Una sorta di generosità interpretativa che questa volta scinde dalla penna di un celebre autore, per una verità più sottile e rischiosa, quella degli stessi interpreti, ovvero dei pezzi immaginari, usuali delle loro vite, quelle degli attori, attaccati ad altrettanti brandelli di speranze, sogni, incubi, desideri, progetti, ricordi buoni o brutti che siano. L'ingresso è uno dei più inusuali invece mai compiuti, almeno per lo spettatore s'intende, che nel giro di pochi secondi già s'immaginava tutto fuorché di ritrovarsi su delle panche a recinto quadrato sul palco con qualche spettatore (di troppo, ahimè) degli addetti ai lavori per una sorta d'inizio da seduta psicanalitica di gruppo, con tanto di gentil richiesta di nome. Ci sono Giuseppe, Fabrizio, Alessandro e Rosa che si rivolgono al pubblico in tutta sfavillante naturalezza: quasi come ci fosse una conoscenza diretta con noi spettatori, cui provocatoriamente viene chiesta in ballo la partecipazione, agli sprazzi emotivi che ci coinvolgono, ma anzitutto coinvolgono e agitano il loro corpo. C'è chi è più tranquillo, chi più sofferente, chi più schizzato in storie forse sentite e risentite in film, ma che ci divertono e ci appaiono verosimili per la pochissima distanza che tiene separati l'attore e l'incognito, come il sottoscritto, che vi sta accanto. L'impatto che si viene a creare può essere duro quanto straziante di fronte a queste persone/episodi: ed ecco un attore mondaiolo che non fa altro che parlarci dei soliti giri circa la vita e il divertimento abituali riscontrabili in sede di qualche teatro stabile, ma forse qualcosa di più validamente forte gli si cela in cuore; un'attrice restìa a confondere forse la sua frustrazione della precarietà uscita dall'accademia con la tristezza dolorosamente sconfinata di un personaggio che doveva interpretare; senza contare le botte che quest'ultima prenderà dal rampollo in perenne riflessione sul suo ego attoriale, e in primis sul suo ego umano. Giovani sull'orlo di una crisi di nervi che confondono curiosamente e simpaticamente a tratti le tappe del percorso artistico ed umano. Un esperimento ancora in bilico, ma degno di diventare più concreto nella dimensione spettacolare, grazie all'ottimo cast dei giovani attori. A un passo dalla verità.

Mauro Sole

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