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lunedì 30 maggio 2011

APP contest#1 Performance

Raffaella Reda (performer), Selena Covello (musicista), Andrea Venneri (attore spettatore)

Scritto e musicato da Gianfranco De Franco;
Scenografia Marco Mazzuca

Light Designer Gaetano Bonofilgio; Riprese e Montaggio Video Francesco Caraffa;
Missaggio audio Andrea Venneri

22 Aprile, DAM/Dipartimento Autogestito Multimediale dell’UNICAL , Cosenza

Potrebbe a tratti apparire uno studio teatrale senza pretese, ma ritenerlo tale è un errore. Sin dal suo inizio, la performance App si presta a una linea precisa di continuazione d'ascolto, un ascolto d'improvvisazione tra il suono e il corpo del performer in rapporto a un pubblico molto vicino agli accadimenti in sala. Spazio e tempo si diramano sulla scia di pannelli dalle luci fosforescenti e corpi che prendono d'assalto la sala, tra strumenti precisi (sax e clarinetto) e improvvisati (piatti), coinvolgendoci in un'immediata atmosfera meravigliosamente tetra densa di immagini che puntano all'immaginazione dello spettatore. Seppure il corpo della performer Raffaella Reda mostra per pochissimi istanti qualche perplessità circa la padronanza simbolica dello spazio intorno a lei, la sua immagine del tatto ai pannelli si ritrae da un intoppo sentimentalista e ci ricorda con piacere un'immagine distorta dell'essere umano degna di un omaggio bergmaniano, il poetico inizio del film Persona. Non di meno viene il suo incitamento assieme agli altri membri, nel silenzio delle parole, e nella costante fusione tra scena e musica, alla partecipazione del pubblico per la riproduzione di un suono rinnovato: bicchieri di plastica distribuiti all'inizio dell'ingresso in sala per “sgretolare” il ritmo. Si tratta di un'operazione ben riuscita, per lo meno in quanto a performance, molto interessante nel non sottovalutare il corpo che spazia da un angolo all'altro in questo caso, per ricreare un trasporto surrealista. D'altro canto è molto curioso se si bada che App non è frutto di un teatrante, bensì di un musicista quale Gianfraco De Franco, che in quanto a teatro però ne ha da vendere, data la collaborazione da anni con la scena contemporanea teatrale calabrese più importante, Scena verticale. E dall'inconscio di un “sogno sognato” dagli artisti che lo stanno rendendo possibile, da un angolo della sala ecco che aprono una porta dove a gruppi conducono noi del pubblico per contemplare e riflettere su un corpo abbandonato su di un letto. Il bianco di questo piccola scenografia ricreata nel corridoio apertosi a noi forse non ha un nesso, ma diverte e azzardiamo, nel flusso di questo piccolo viaggio “TRIP”, ad aver visto un gabbiano smarrito nella voluminosità del suono e del buio. Applausi consenzienti per 30 minuti che da uno degli spazi teatrali più convenienti di Cosenza, speriamo di rivedere fuori, ai confini della Calabria.

Buona scena! Mauro Sole

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