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giovedì 14 aprile 2011


ROMAN E IL SUO CUCCIOLO

di Reinaldo Povod

traduzione e adattamento di Edoardo Erba

Con Alessandro Gassman

Manrico Gammarota, Sergio Meogrossi, Giovanni Anzaldo, Matteo Taranto,

Natalia Lungu, Andrea Paolotti

regia Alessandro Gassman

Teatro Quirino - Roma




Tratto dal testo di Reinaldo Povod, tradotto ed adattato da Edoardo Erba, Roman e il suo cucciolo è un dramma familiare e al tempo stesso sociale, ambientato in una zona periferica di Roma ma che, come accade per le solide drammaturgie che talvolta localizzano le storie in posti specifici, materializza in maniera emblematica un “ovunque” che viene reso con grande maestrìa nel corso della pièce. L’attualissimo fenomeno dell’immigrazione, che mai come in questi mesi sta sconvolgendo gli assetti sociali, antropologici e perfino politici del nostro Paese, viene - in questa messinscena - rappresentato con grande serietà e competenza, attraverso una disarmante forza drammatica che, a tratti, sconvolge lo spettatore, fino a “percuotere” la sua stessa coscienza. Un conflitto padre/figlio sviscerato in tutte le sue debolezze: il primo, rumeno, semianalfabeta, nevrotico, spacciatore ed assiduo consumatore di droga, e un figlio adolescente che, pur volendosi emancipare mediante lo studio e la prosa, non riesce ad eludere il pericolo in cui si imbatte diventando anch’egli consumatore di eroina. Le loro storie sono tenute insieme dallo zio, un disperato, un reietto, un povero “cristo” (volendo utilizzare una metafora testoriana), capace di mostrare quella cinica-tenerezza, tipica di molti carcerati, di molti fuori-legge. Il tutto si conclude con tragico e toccante epilogo, in cui il degrado, la disperazione e il drammatico destino a cui sono potenzialmente condannati gli “extra” dovrebbe fare riflettere, altro che sparare…...


Una stra-ordinaria scenografia, un eccellente gioco di luci, uno screen utilizzato (finalmente!) a giusta ragione con video proiezioni che si “gettano” direttamente sul pubblico, ospitano uno spettacolo che resta nella memoria. Un cast artistico che non rileva nella sua totalità alcuna debolezza, Gassman vive in scena in maniera sublime e un eroico Manrico Gammarota riescono a tenere gli spettatori incollati alle poltrone, ma cosa ancora più interessante nel più totale rispetto per il dramma che si sta compiendo in scena. Esaltazione pura.

Buona Scena! Carlo Dilonardo

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