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mercoledì 15 dicembre 2010

Intolleranza

da “Spara/trova il tesoro/ripeti - Shoot/Get Treasure/Repeat”

di Mark Ravenhill, traduzione Pieraldo Girotto, Luca Scarlini, regia Fabrizio Arcuri

con Francesca Mazza,

assistente alla regia Marta Montevecchi, ambiente luci Diego Labonia, scene Andrea Simonetti, Claudio Petrucci, scenotecnica Amoni Vacca, costumi Ginevra Polverelli,

Coproduzione accademia degli artefatti09/Teatro Metastasio Stabile della Toscana

Roma, Teatro in Scatola, 9 Dicembre 2010

Risulta forse la meno impegnativa di tutte le altre piccole pièces del quadro di Revenhill, probabilmente in quanto monologo e alleggerito dall'interpretazione fresca e intensa di Francesca Mazza, che con piena naturale disinvoltura è come se ci narrasse dichiaratamente qual è il suo personaggio. Si chiama Helen, una casalinga tranquilla e saggia, afflitta da qualche fitta allo stomaco, problema dovuto alla sua intolleranza alla caffeina come ha scoperto. Pause e tempi sono acciuffati con una tale precisione non tanto nel campo restrittivo domestico delle sensazioni di Helen, bensì anche nel nervosismo e nel timore di dover riscontrare giorno per giorno il vuoto esistenziale mascherato dai problemi riscontrabili col figlio e il marito. Nel lasso di tempo dello spettacolo non saranno presenti in scena ma saranno incisivi nel racconto di Helen/Mazza poiché determinanti il suo fragile stato psicologico, di per se comportato dal brutto ricordo di un bisnonno scappato per fortuna alla tirannia dei campi di concentramento. È sinonimo di avvicinamento di una guerra (mai che del tutto sparisca il trattamento di questo tema da uno dei piccolissimi drammi di Mark Ravenhill) ma i cui esiti paiono risolversi solo letteralmente all'interno di Helen. È deliziosa Francesca Mazza che tra un simpatico aneddoto e qualche yogurt per recuperare un po' di leggerezza, rimane seduta per la maggior parte del tempo davanti a noi, in un bagno, almeno dalla sala della toilette raffigurata sul fondale nero. Che sia questa sorta di immobilità a non farci avere per l'intera durata gli occhi puntati su di lei, malgrado il suo perenne equilibrio? Onore comunque a una rara e sentita interpretazione, degna della vittoria del premio Ubu, appena ricevuto per la saga di Revenhill e West di Fanny&Alexander.

Mauro Sole!

Paradiso Perduto

da “Spara/trova il tesoro/ripeti - Shoot/Get Treasure/Repeat”

di Mark Ravenhill, traduzione Pieraldo Girotto, Luca Scarlini, regia Fabrizio Arcuri

con Miriam Abutori, Michele Andrei, Pieraldo Girotto, Sandra Soncini.

assistente alla regia Marta Montevecchi, ambiente luci Diego Labonia, scene Andrea Simonetti, Claudio Petrucci, scenotecnica Amoni Vacca, costumi Ginevra Polverelli,

Coproduzione accademia degli artefatti09/Teatro Metastasio Stabile della Toscana

Roma, Teatro in Scatola, 9 Dicembre 2010

Sconcerto, ansia e timore invadono Paradiso Perduto, su cui gli Artefatti hanno ricucito un gioco unico rispetto alle altre pièces di Ravenhill. Una pungente malinconia incrocia una fatale atrocità insidiatesi di notte, all'interno di un appartamento, facendo una vittima, Liz (Sandra Soncini). Seppur la messa in scena degli Artefatti è sagacemente costruita su una ironia glaciale dettata dagli occhi, la frenesia di una bomba inesplosa quale l'interprete principale, Sandra Soncini, il mondo cui l'autore, ma anche gli altri interpreti, ci fanno accedere è sempre più densamente cupo e terrorizzante. Tutto inizia una notte in cui Liz chiede alla sua vicina di casa Ruth(Miriam Abutori di spalle al pubblico accovacciata su una sedia) il perché dei rumori che sente nell'appartamento dove si trova ora. Nel suo mutismo Ruth constaterà il nervosismo della sua vicina per la vita che conduce e tristi episodi: l'ora al risveglio di prima mattina per il turno da hostess, l'amica che ha perso in ospedale. Fino al momento di aver scoperto delle ferite e dei segni sul braccio di Ruth, in cui la paura di Liz verrà amplificata maggiormente dall'intervento di due loschi individui misteriosi che portano le stravaganti quanto neutre sembianze dei ben ritrovati Pieraldo Girotto e Michele Andrei. La loro presenza ambigua fa sì che un alone di mistero improvvisamente invada il campo e nonostante la loro valigetta con degli arnesi poco raccomandabili circa l'esercizio sulle persone (vogliono torturare Ruth) non è il ruolo dei terroristi quello assunto, bensì d'insoliti giustizieri. Più volte Liz viene invitata da questi a risalire nel suo appartamento e si deciderà solo quando le sveleranno la vera identità di Ruth, anch'essa coinvolta nei crimini terroristi della città. Certo l'autore ha firmato con la sua penna un testamento della quasi totale mancanza di speranza, per altro incisa da un finale che se per un secondo ci aveva fatto credere di aver assistito a un'esperienza onirica di Liz, ecco piombare la maschera, da dietro il cuscino del divano, di uno dei due strani individui. Questa sorta di giallo un po' stuzzicante Chuck Palahniuk, non si smentisce del suo fascino chiusosi attraverso le serrande della quarta parete, prima aperte, poi chiuse, e poi riaperte con solo gli occhi spalancati e persi di tutti e tre gli Artefatti sul palco (salvo la schizofrenica Ruth di Miriam Abutori ormai distesa a terra come un cane). È alquanto insistente e leggermente asfissiante l'interminabile alternanza di pause nevrotiche della regia di Arcuri, ma lo spettacolo resta molto valido.

Mauro Sole

Entrambi gli spettacoli saranno replicati al Teatro della Tosse di Genova - Paradiso Perduto (15dicembre) Intolleranza (17Dicembre)

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