più di 10.000 lettori hanno scelto LE GRANDI DIONISIE...

mercoledì 15 dicembre 2010

BANDA (DIS) ARMATA

di Adriano Bennicelli

con

Michele La Ginestra, Ettore Bassi, Sergio Zecca

Regia

Roberto Marafante

Abbiamo avuto modo di apprezzare la scrittura drammaturgica di Adriano Bennicelli nello spettacolo Last Minute e avevamo scritto che “si trattava di una drammaturgia “pulita”, vicino al cuore, che parla alle emozioni dello spettatore: si ride, ma dopo qualche secondo ci si proietta sul piano della riflessione, focalizzando l’attenzione sulle “misere miserie” della natura umana”. Anche in questo lavoro, l’autore mette in evidenza una storia che parla al cuore dello spettatore, non tralasciando l’ironia, la comicità fisiologica che deve essere presente nella commedia grazie anche al supporto di un ottimo cast artistico: l’ormai “collaudato” Michele La Ginestra, un raffinato Ettore Bassi e un ottimo Sergio Zecca. Banda (dis)armata è la storia di tre uomini, ognuno con una visibile (o meno) incapacità di vivere appieno la vita: Demetrio (La Ginestra), ha quarant'anni, una moglie romena che lo chiama "defisiente", un curriculum fatto di numerosi colloqui di lavoro e un figlio di cinque anni, che viene continuamente lanciato in aria dal padre, il quale è convinto che i bambini hanno bisogno di volare in aria, hanno bisogno di immaginare, di sognare proprio come vorrebbe il padre stesso. Iaio (Bassi) cura la manutenzione degli strumenti musicali all'interno del Quirinale e al contrario del suo amico Demetrio, è un uomo pratico, determinato, cinico. Il buon Demetrio lo ammira per la sua capacità di affrontare la vita con grande sicurezza e pur essendo costui un paraplegico riesce a “nascondere” agli altri la sedia a rotelle su cui si muove. Il terzo amico Paolo (Zecca) è cieco. La sua situazione di cecità, grazie anche ad una segnalazione/raccomandazione, gli ha consentito di diventare docente di inglese, pur essendo – in realtà – un professore di musica; vive con la madre che è in perenne lotta con le tarme a colpi di naftalina. I tre si ritrovano insieme, proprio perché come si è detto vivono una non-vita fatta di soprusi, di sfortune, che a volte diventa agli occhi dello spettatore, proprio il momento di massima ironia (!!). La loro frustrazione li spinge a tentare una sorta di colpo di stato, di azzardare un momento eversivo (come è accaduto a Londra, ad esempio, con l’arrampicata dell’uomo batman a Buckingham Palace per rivendicare il diritto dei padri separati sui figli) che si conclude con un arresto da parte della polizia che li considera dei terroristi. Qui la storia assurge a beffa. Lo “Stato” confonde tre disperati (un non-vedente, un non-deambulante e un non-pensante) con tre pericolosi terroristi: importante in tal senso anche il riferimento alla voce della speaker che per radio da notizie degli eventi (riferimento all’enorme quantità e qualità – oserei dire – di notizie approssimative che ci vengono lanciate in ogni momento dai mass-media). La loro storia – come viene riportato – è la storia di tre uomini che tentano una disperata insurrezione disarmata e... disarmante. Una regia ben fatta, dignitosa che utilizza tre armadi come fossero il cilindro di un mago; così come va elogiato il disegno delle luci che rimandano al nostro tricolore in segno di saluto ai 150 anni della nostra nazione e, ieri 14 dicembre 2010, visti gli scontri e le bande (davvero) armate scese in piazza a Roma durante la giornata, rivedere quei colori ci ha fatto bene!

In scena fino al 15 gennaio, al Teatro della Cometa, Roma.

Buona Scena!

Carlo Dilonardo

Nessun commento:

Posta un commento