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domenica 21 novembre 2010

PRENDITI CURA DI ME

scritto e diretto da GIAMPIERO RAPPA
con Gualtiero Burzi, Valentina Chico, Andrea Di Casa,Filippo Dini, Sergio Grossini, Ilaria Pardini,
Giampiero Rappa, Gisella Szaniszlò
luci Gianluca Cappelletti,scene e costumi Barbara Bessi,musiche Massimo Cordovani,

una produzione Gloriababbi Teatro / Fattore K

Prenditi cura di me non è solo un testo sulla corruzione della politica all’interno del sistema sanitario italiano, ma anche e soprattutto la storia di un uomo, Franco Maggi, che fa i conti con se stesso nel sopportare il peso del potere. L’incapacità di allontanare le persone che sente dannose e la difficoltà ad avvicinare quelle che potrebbero aiutarlo, lo rendono un uomo solo, in perenne lotta con gli altri. (Giampiero Rappa).......http://www.teatroeliseo.it

Roma, al Piccolo Eliseo, sino al 28 Novembre

Sul palcoscenico del Piccolo Eliseo una struttura a “pareti aperte” divide sistematicamente una modesta e umile scenografia in due spazi, equivalenti al guscio della borghesia imprenditoriale, letteralmente al bivio tra l'ufficio di lavoro e il salotto/studio della propria casa. La vicenda di Franco Maggi (Filippo Dini) un chirurgo molto importante appena datosi alla politica come assessore alla salute, diventa il tramite della corruzione, degli imbrogli e dei misfatti insidiatisi nelle istituzioni, respirando un'aria sempre più malsana nei suddetti spazi, perdendo relazioni nel nucleo famigliare e lavorativo. Una realtà più che nota a tutti oggi e che si maschera continuamente in un pauroso silenzio di accettazione. In questo risulta non esserci nulla di nuovo. Tuttavia il testo e la regia di Giampiero Rappa, che ritroviamo piacevolmente ed efficacemente questa volta in scena, riesce a far leva abilmente sul pubblico, in qualche modo smascherandolo: lo spettacolo sviluppa una dimensione di maschere quali veicoli sottili di un meccanismo insulso, e come tali vengono captati da un pubblico che a sua volta nella sua risata li riconosce e li accetta in quanto modelli sociali persistenti. Che sia questo forse il dramma cui ci hanno spinto a riflettere i bravissimi attori della compagnia di Gloriababbi? D'altronde è inevitabile ridere davanti una siffatta dinamicità di rapporto con il testo. Ogni nuovo spunto drammatico che riaffiora nel corso della storia si sviluppa attraverso una cura psicologica più dettagliata dei personaggi, chi più e chi meno, consapevoli del proprio decadimento e divertenti quanto basta per restituire, non completamente, un tragedia in chiave tragicomica, lasciandoci l'imprevedibile. Le quinte diventano il punto d'incrocio fra gli affari privati e burocratici di Franco per le persone che con grande naturalezza finiscono per soffocare e rendere più insopportabile il peso della sua posizione, a poco a poco più distante dalla bella e insicura moglie, interpretata da Valentina Chico. L'energia, mai quanto nelle sale tra i camici e lettini da visita, non sbiadisce per un attimo, tra i conflitti personali che si accendono fra i colleghi: bravi Silvio Grossini e Gualtiero Burzi, simpaticissimo quest'ultimo alla frutta con le infermiere di turno data la vita privata fallimentare del medico che interpreta. Senza contare certi pazienti come Gisella Szaniszlò nella parte di una teenager desiderosa di trasgredire le leggi col dottor Maggi. Filippo Dini ci regala un' interpretazione azzeccata, impulsiva, sensibile alla difficoltà di dover ingoiare i rospi cui viene provocatoriamente sottoposto Franco, sfogandosi in una rabbia per le bombe inconsuete innescate nei luoghi diventati incompatibili tra loro, nonostante un'evidente ravvicinamento scenografico. L'appiattimento della felicità che lo legava alla moglie e il tentativo vano di salvare un paziente di colpo faranno piombare il protagonista nel dubbio delle sue stesse moralità, forse anch'esse offuscate dal potere della corruzione, assaggiato sotto il flusso imitativo di un padre ora ricoverato ma che ha lasciato ampio spazio al suo erede, e innestato maggiormente dalle trattative con un manager spietato (un magistrale Andrea Di Casa). L'atmosfera onirica che compare sotto il tormento dei dubbi e delle paure, tornerà accompagnata dalle note della Turandot sul momento di una misteriosa disfatta e dal distacco di Franco col suo stesso personaggio, una volta riappropriatosi di quel poco di dignità che gli ha ispirato una giovane giornalista (Ilaria Pardini). Da non perdere!

Buona scena, Mauro Sole!

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