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giovedì 14 ottobre 2010

IL MISANTROPO

di Molière
regia
Massimo Castri

con Massimo Popolizio,Graziano Piazza, Sergio Leone, Federica Castellini, Davide Lorenzo Palla,

Ilaria Genatiempo, Andrea Gambuzza, Tommaso Cardarelli, Laura Pasetti, Miro Landoni

scene e costumi Maurizio Balò, luci Gigi Saccomandi, musiche Arturo Annecchino,

suono FrancoVisioli, Assistente alla regia Marco Plini, assistente alle scene Antonio Cavallo,
foto di Serafino Amato

Sin dal loro primo apparire sulle scene, le commedie di Molière piacquero al pubblico proprio per la novità che rappresentavano anche se egli raramente inventava trame e soggetti originali, sfruttando piuttosto il patrimonio di autori vissuti prima di lui. La sua grandezza è quella di far diventare le storie comuni storie universali, valide per ogni epoca e località. Il misantropo è allora la storia di chi, contro il parere e i consigli degli amici, non scende mai a compromessi, pone sempre la sincerità al di sopra di tutto, anche a costo di urtare le varie e deboli personalità col rischio,quindi, di perdere ogni possibile protezione. (http://www.teatrodiroma.net/adon.pl?act=doc&doc=1109)

al Teatro Argentina sino al 7Novembre

“Eh, signora, oggigiorno si lodano un po' tutti”: è una delle frasi chiavi di questo testo ancora attuale di Molière. Citata dallo stesso protagonista, guarda caso si è rivelata, almeno alla prima del 12 Ottobre al Teatro Argentina, un’ottima chiave di lettura per riassumere in parole povere la rappresentazione del testo stesso, il Misantropo, con la regia di Massimo Castri. Seguendo il suggerimento di Alceste, ci asterremmo di conseguenza dall'elogiare una messa inscena alquanto insufficiente che sin dalla prima apertura del sipario su di una scenografia curiosa (tutte le tre pareti grigio scuro colme di file di specchi le cui cornici sono di marmo bianco) sembrava invece avrebbe riservato piacevoli sorprese, dato il primo scambio di battute, tra la leggerezza nel cogliere la vita di Filinte (Graziano Piazza) e l'avversione verso gli uomini e la natura di Alceste: quest'ultimo è interpretato da Massimo Popolizio. Sicuramente, una tecnica brillante e audace, esito ormai della sua lunga e leggendaria gavetta ronconiana, ma al di là di questo, cos'è che lo rende più diverso rispetto poi alla precedente produzione del Teatro di Roma (Cyrano de Bergerac) se non una recitazione di agilità più marcata e tracciata da una perenne e smisurata agitazione del viso e le espressioni, evitabile nelle interazioni più semplici con gli altri personaggi? E’ evidente che non si tratta d' altro se non di uno dei tanti tasselli fiacchi della regia, che per le lunghe si snoda dietro un'incessante processione di macchiette rococò dalle bizzarre parrucche: d'accordo le parrucche, ma è evidente in tal caso che il costume è un pretesto decorativo per far riemergere quella recitazione sotto testuale, il biglietto da visita del maestro Castri, che se in altri casi ci aveva deliziato, qui perde di credibilità per l'alto rinforzo caricaturale che rischia quasi di non dire nulla dei personaggi e finisce per appiattire il ritmo. Ci limiteremo, all'interno di questo dipinto troppo astratto, a far gli elogi sulle pochissime originalità. Quindi anzitutto i complimenti a Graziano Piazza, il quale, guidato come da un pensiero implicito nelle battute, rivela con naturalezza un Filinte sapiente, non solo letteralmente, ma a quanto pare proprio nel disegno registico, anni luce da Alceste. Basta vederlo mentre si dichiara ad Eliante. Quest'Eliante è la cugina della smorfiosa di turno, Celimene che alimenta i turbamenti di Alceste,ed è affidata a Ilaria Genatiempo, attrice molto brava nel far emanare il personaggio con disinvoltura e leggiadria alternandosi a un'attenzione interpretativa accurata, specie nel momento di dover rinunciare ad Alceste. In ultimo, non poteva passare inosservata Laura Pasetti: sembra sia a rischio quanto il resto dell'universo sfasato ma questa stellina luccica per l'intensità comica dettata dagli occhi profondi e immensi, da un frizzante autocommiserazione per il falso pudore cui è legata il personaggio da lei interpretata, Madame Arsinoè. Quanto al resto, beh, ci siamo già espressi!

Buona scena! Mauro Sole

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