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lunedì 6 settembre 2010

MANIFESTAZIONE

SHORT THEATRE

Balletto civile / Col sole in fronte

di Maurizio Camilli; scrittura fisica di Michela Lucenti

con Maurizio Camilli e Ambra Chiarello

4 settembre

Un giovane rampollo di una famiglia della borghesia industriale veneta si ritrova orfano di padre, morto in un incidente all'interno della loro fabbrica in circostanze misteriose. Vive con una giovane badante mulatta, una figura silenziosa e ambigua sempre presente nella sua bella casa chic, rassettando e sistemando l'arredamento e il rampollo. La madre ancora vivente rappresenta un ostacolo al raggiungimento del suo fine ultimo: una vita agiata senza nessuno che gli rompa le palle. Attraverso una drammaturgia frammentaria ripercorre una serie di momenti vissuti nel suo passato, alternando ricordi che rievocano soprattutto l'ambiente all'interno del quale si è trovato a crescere il ragazzo, con momenti di “cabaret” caratterizzati da un rapporto molto frontale e divertito con il pubblico. Ne emerge una figura simpatica e guascona, uno che alla fine affronta la vita con grande sfrontatezza e senso di impunibilità e proprio per questo arriverà a compiere un atto efferato che grazie ad un'azione danzata lascia però aperta la possibilità di interpretare chi sia veramente il destinatario della sua violenza. (http://www.shorttheatre.org/compagnie/Balletto-Civile.html)

Una nuova sala dell'India, sempre all'interno del programma di Short Theatre, pochi minuti dopo la performance dei Marcido Marcidoris, apre per lo spettacolo successivo prodotto dalla compagnia del Balletto Civile, fondata da una delle figure più interessanti della coreografia contemporanea italiana, Michela Lucenti, giovane “danzattrice” e coreografa con alle spalle una carriera che va dall'Accademia Nazionale di Danza, al Teatro Stabile di Genova fino Pina Bausch e che vanta una collaborazione con il regista Walter Malosti. Sul fondo della sala una serie di colonne formate da catene di quadrati in metallo legate alle impalcature sovrastanti. Buio in sala, e la luce, prima ancora di prendere interamente la stanza dell'alta borghesia, comincia a poggiare sul minimo gesto danzato del braccio del giovane rampollo riccone (Maurizio Camilli) con in mano un rasoio e di spalle al pubblico sul fondo dell'apparato scenografico. Una presentazione più che azzeccata (pantaloni sciccosi bianchi e torso nudo) per una figura comune che sin dai primi istanti si diverte in un gioco di scambi rivelatori col pubblico per tracciare alcuni spunti del decadimento borghese veneto.

“I soldi piacciono a tutti, piacciono a voi, ma a me piacciono di più”: è questa la chiave di lettura del nostro giovane protagonista che passa dalla poltrona, con tanto di tavolino arredato e le bottiglie assicurate, sino all'unione di passi coordinati dalla leggerezza del movimento improvvisato accompagnato da qualche acrobazia. Il movimento e le azioni danzate si fondono e si distaccano nel tempo stesso con le parole riguardanti un passato alquanto disastroso, culminato dalla presenza dei falsi valori, e quindi dalla sfacciataggine, apprezzata dagli spettatori. Quest'atteggiamento contrasta nettamente con la presenza ambigua, silenziosa ma spettacolarmente penetrante di una cameriera mulatta sempre pronta a rimettere in ordine la stanza del nostro giovane riccone dal cuore nero e a preparargli la giacca. Questa presenza inquietante non esiterà anche lei a far breccia nel pubblico attraverso movimenti meccanici sotto il suono della musica elettronica che agita il suo padrone sempre più entusiasta dell'immagine di se stesso e che a tratti verrà colpito dalle posizioni, lentamente assunte dalla cameriera, probabilmente alludenti senza intenzione alla provocazione erotica. Sembra tale, ma in realtà è come se negli spostamenti compiuti dai due diversi danzatori, ci sia una sorta di "tutela sentimentale" da parte della giovane cameriera, la cui esistenza si scontra con la realtà di lui al momento di puntargli l'aspirapolvere addosso. È prova che tutto sommato questo giovane, benché per la maggior parte dello spettacolo si sia presentato nella sua sfrontatezza come una barriera inespugnabile dal sentimento, un sentimento smarrito lungo l'infanzia, sarà reso immune attraverso un sereno e leggero-andante abbandono alla quiete della danza, ritrovata sotto la stessa donna questa volta però in un seducente abito rosso: ma anche il segno espiatorio del crimine più grosso che un figlio possa commettere. Da vedere!

Mauro Sole

5 Settembre 2010

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