MACADAMIA NUT BRITTLE di RICCI/FORTE
con Anna Gualdo, Andrea Pizzalis,Giuseppe Sartori, Mario Toccafondi
movimenti scenici di Marco Angelilli
Regia di Stefano Ricci
fino al 30 maggio al Piccolo Teatro Eliseo
L’attesa notturna di quattro divoratori di gelato Haagen Dasz (il Macadamia Nut Brittle del titolo),in un reparto ospedaliero, su un aereo o in una casa dei giochi sull’albero, si materializza in un tamagotchi onirico, in cui si fanno i conti con un processo identitario che, se da una parte lascia liberi, dall’altra sviluppa un senso di estraniamento da un pianeta che ci scivola via sotto i piedi. “Vittime, carnefici, protagonisti di questo snuff movie che la vita offre siamo noi, alla disperata ricerca di amore in un mondo impossibile: perché alla fine anche la Natura, come gli uomini, è troia e infedele. Sempre.” (fonte http://www.teatroeliseo.it/
Quanto probabilmente è chiaro sin dall’inizio dello spettacolo, è il rifiuto dei meccanismi predefiniti della società megalomene da cui siamo soffocati. Parte del mondo di Dennis Cooper, lo scrittore a cui fanno riferimento la coppia di drammaturghi Ricci e Forte, viene evocato da una serie di sequenze robotiche sul palco del Piccolo Eliseo non appena inizia l’ingresso del pubblico nella sala, sequenze che alludono alle istruzioni di volo sugli aerei. E si, perché si tratta di un volo, se non di un viaggio quello al qualche ci sottopongono Andrea Pizzalis, Giuseppe Sartori e Mario Toccafondi che accolgono lo spettatore aspettando che ciascuno prenda comodamente posto. Subito dopo la chiusura della sala e la luce che poco a poco si attenua per dar il segnale di partenza, troviamo uno stravagante comandante di volo (Anna Gualdo), in veste di Wonder Woman che fa le veci di Macadamia, Nut e Brittle, non più solo gelato della marca Häagen-Dazs, ma un trio in anime in delirio nettamente in contrasto con la Natura umana, o meglio la “moderna natura umana”. Basta guardare il palcoscenico e gli elementi dell’indagine sono tutti a nostra disposizione: microfoni, vassoi pieni di muffins, buste dei più svariati colori, gudgets di qualche cartone animato. Non c’è tre senza quattro, almeno questa sembra essere una delle regole che vige sullo spettacolo, e i quattro attori si scatenano (sembrano divertirsi parecchio) in uno sfogo personale che cresce di passo in passo e procede attraverso tentativi di fuga nei cartoni animati, nei realitis, in un orgia che non si limita a un crudo cruccio verbale ma addirittura a una sequenza forse eccessivamente pretenziosa ma sicuramente affine al ritmo dello spettacolo (i bigotti del teatro accanto sono pregati di allacciare bene le cinture e di non perdere la calma davanti le consecutive allusioni alla masturbazione di gruppo e quant’altro). Il gelato fa da supporto alla scena più divertente dove un singolo personaggio regna e si divide per tutti gli attori che ci narrano di un avventura passionale notturna, quasi un impresa mitologica: si avvale delle più recenti osservazioni su una cultura pop, una cultura entro la quale rientrano gli ultimi casi della cronaca (si prenda la Fracci che inveisce contro Alemanno). Come non poter credere a tutto ciò? Non si può negare che questo spettacolo riconduca lo spettatore a riflettere sui tempi odierni, dove pur non essendoci con noi una siringa o qualche dose di extasi, bastano le serie televisive a renderci indipendenti. Sono come il sangue che gronda incessantemente sui tre interpreti maschili, i cui corpi sono già macchiati di quel sudore che è il risultato della ricerca simbolica: il disperato bisogno di amore. Le risoluzioni finali di tale ricerca si risolvono in una sfilata appunto di sangue con tanto di cuffie da piscina, tacchi 15cm, benché forse l’ennesima proiezione violenta di quel consumismo da cui tentano di fuggire gli adolescenti di Macadamia Nut Brittle. Questa violenza non risparmierà nemmeno un grazioso coniglietto (Giuseppe Sartori) che perderà la sua tenerezza per ritrovarsi in una goffa e pietosa ricaduta al microfono con la testa inclinata a terra e il resto del corpo denudato (immagine che non risparmia le lacrime nemmeno allo spettatore vicino me). Così come il costume del coniglietto, possiamo scordare di assaporare i Muffins che vengono letteralmente sgretolati dalla rabbia dal gruppo di quattro attori che pare troveranno forse un leggero conforto in un finale alquanto ambiguo: il rincantucciarsi nelle tendine da campeggio disney con le maschere della famiglia Simpsons. Per coloro attratti dall’idea di una realtà nascosta, tipo Matrix, fate un salto in questo nuova e fino all’ultimo struggente pièce teatrale, proveniente dalla genialità di Stefano Ricci e Gianni Forte.
Nessun commento:
Posta un commento