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mercoledì 20 gennaio 2010

UNA SETTIMANA DA DIO

Cara lettrice, caro lettore,

leggendo il titolo di questo articolo potresti pensare, avventatamente, che chi scrive stia recensendo un film che nel 2003 vide Jim Carrey e Morgan Freeman protagonisti di una simpatica vicenda in cui un giovane uomo d’affari incontrava Dio in persona che gli consegnava poteri stra-ordinari. Io non parlerò del film, anche perché come sai il blog sul quale leggi questi articoli è campo di studio e di ricerca di spettacoli teatrali. E allora ti starai chiedendo il perché di questo stravagante titolo, oltre che di questa lettera.

Ti spiego subito.

Quando una settimana, una dura settimana di lavoro è costellata da tre appuntamenti teatrali di grande valore come quelli di cui tratterò a breve, diventa difficile trovare le parole per descrivere ciascun lavoro, così ho pensato di far cosa giusta nel sottolineare, a dispetto di chi non lo crede, che il teatro non è morto, ma che anzi vive nel più alto valore attoriale, registico, estetico e drammaturgico (si badi, in alcuni casi!).

Sei personaggi in cerca d’autore (Teatro Quirino), Sogno d’Amore (Piccolo Eliseo-Patroni Griffi), Volare (Teatro dei Comici) sono stati i tre spettacoli di cui voglio brevemente parlare.

Tre numeri diversi fra loro, unendosi, rendono felice un giocatore speranzoso. Terno secco. Vincente.

Bene, questo paragone è l’emblema della mia settimana da Dio.

Quando si ammira uno spettacolo come i Sei Personaggi in cerca d’autore, diretto dal compianto Giulio Bosetti, con un ottimo Antonio Salines, un capacissimo Edoardo Siravo, ed una straordinaria Silvia Ferretti, nei panni della figliastra (ruolo per anni interpreato da Rossella Falk) si resta ancora una volta interdetti ri-ascoltando le parole di Luigi Pirandello che parla del suo “amoroso disprezzo” per la natura consustanziale del teatro e per i vari risvolti che ne derivano; poi, una commedia scritta dalla giovane rivelazione Giampiero Rappa che, con il contributo del geniale Giorgio Barberio Corsetti, mette in scena una attenta analisi sulle paure delle generazioni di trentenni, divisi tra il desiderio di vivere i sentimenti in modo completo e l’incertezza di un futuro; per finire, uno straordinario Gennaro Cannavacciulo che con la sua delicatezza ed eleganza scenica, nel suo “interattivo” recital dedicato al grande Domenico Modugno regala momenti di nostalgica ed indimenticabile poesia musicale.

Momenti di teatro come quelli portati da questi tre esempi ci fanno riflettere perché sono vicini allo spettatore, vicini al cittadino e, per fortuna, non vengono fatti esclusivamente per il perverso gioco dell’esaltazione di sedicenti attori, spesso esaltati solo perché rappresentano un “nome” all’interno del cartellone.

Anche grazie a questi spettacoli, esortiamo giovani attori e giovani pubblici a ritenere che il teatro è “vivo” e, riprendendo Paolo Grassi, quando serve ed è utile a ciascuno “non muore mai”.

Buona scena!

Carlo Dilonardo

N.B. Gli spettacoli citati sono in scena fino al 24 gennaio. Il recital di Gennaro Cannavacciulo fino al 31 gennaio.

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