AMLETO
di W.Shakespeare
con Alessandro Preziosi
regia di Armando Pugliese
TEATRO QUIRINO, Roma – fino al 7 febbraio
A priori…
Non vogliamo sentire i pareri di quegli spettatori distesi sulle sedie, durante la prima, a gustarsi una “beata digestione” o, peggio, sognare (russando) con la stessa foga con la quale il povero Amleto ha la rivelazione da parte del povero padre; perché la prima di questo spettacolo mostra anche questo lato dolente del teatro italiano. Spettatori dormienti che svegliatisi alla fine del primo atto lanciano sentenze senza aver capito neppure cosa stia accadendo sulla scena, e questo fa semplicemente ribrezzo. State a casa, gustatevi un film con un piatto di riso in brodo sul divano: perché venite a teatro? Per sfoggiare l’ultimo tailleur o la giacca dell’ultima collezione di un qualche anonimo stilista? Meglio un posto vuoto che un vuoto spettatore!
Detto e premesso ciò, questa versione di uno degli spettacoli più rappresentati al mondo lascia certamente ampio spazio a giudizi e critiche. Non si dica che lo spettacolo di Pugliese sia noioso, perché sarebbe un falso. È vero, a livello drammaturgico, forse mette da parte alcune importanti parti del testo dell’autore inglese, facendo passare inosservato il celebre monologo che ogni aspirante attore porta al provino della vita, ma superato con profonda convinzione registica questo scoglio, lo spettacolo è ben orchestrato mediante l’utilizzo di scene, luci e musiche funzionali all’impianto scenico.
Lo stesso Alessandro Preziosi, fuori da ogni qualunquismo che lo relegherebbe ad un puro prodotto televisivo, si impegna, è presente e cosciente del suo lavoro: questo è già tanto. Riesce molto bene soprattutto nella seconda parte dello spettacolo. Ma fa egregiamente il suo lavoro. Un po’ troppo serioso e impostato sugli applausi, quasi fosse alla prima della Scala; suvvia, il teatro è un rito collettivo, si partecipa tutti con gioia, un sorriso al pubblico lo si può anche donare.Nella presentazione allo spettacolo posta sul sito Quirino si legge: “Pugliese e i suoi attori leggono Shakespeare trasformando il dramma personale del principe danese in universale riflessione sulle difficoltà che ogni giovane incontra nel perseguire le proprie aspirazioni, senza lasciarsi sopraffare dall’ambizione, dal confronto coi padri, dalla corruttibilità dell’esistenza che cambia e si evolve continuamente”. Ebbene, grazie ad un’ottima regia e ad un Alessandro Preziosi ben diretto, a mio avviso, il compimento dell’obiettivo circa l’universalità del dramma è portato a termine.
Carlo Dilonardo
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