Lo spettacolo presentato come omaggio al compianto Fabrizio De Andrè ha una vita propria, nel senso che non ha nessuna diretta attinenza col cantautore, ma con qualsivoglia canzone, film, spettacolo teatrale che parli di a-morale.
Una scrittura drammaturgica di nessuna pretesa: quattro storie unite da spezzoni fanno da cornice al tema della morale, "così importante e attuale che viene mostrato nella sua complessità e proposto con l’intento di suscitare interrogativi senza offrire risposte". In effetti, di risposte non si può parlare, semmai di qualche interrogativo lasciato nella mente dello spettatore; come, ad esempio, il perché far entrare seminudi gli interpreti (scelta registica o indicazione autoriale?). Cari registi e/o autori, impariamo a dare una risposta alle nostre scelte “sperimentali”! Questa notte riflettevo: sarà proprio per il tema del testo? Ma la scelta sarebbe un po' troppo forzata e fin troppo semplicistica...ci penserò...
Poi parlano gli attori e soltanto allora lo spettacolo acquista valore e significato. Bravi. Ogni battuta da loro re-citata diventa una spada che trafigge lo spettatore; perché se da una parte, come si è detto, non si può attribuire a questo spettacolo una diretta attinenza con De André o con quanto viene preventivamente presentato allo spettatore, dall'altro la messinscena diviene una reale testimonianza della misera cattiveria umana.
Uno spettacolo degli attori, di questi attori: Domenico Diele, Daniele Orlando, Elisa Di Eusanio, Luca Garello, Angela Russian, Rocco Piciulo.
A margine...Un consiglio spassionato da uno qualunque: amici attori, quando siete in scena, togliete bracciali o orpelli del mondo quotidiano (e, se avete velleità attoriche, non fate tatuaggi) se volete essere attori e, soprattutto, interpreti. Il vostro è un corpo che dovrà concedersi artisticamente e poeticamente a qualcuno/a (da voi “interpretato”) a cui quei bracciali, quegli orpelli potrebbero non piacere e quel fantasma che si impossessa di voi, per dispetto, potrebbe farvi cadere, agli occhi di uno spettatore puntiglioso come me, nel terribile mondo del…non ci credo!
BUONA SCENA!
Carlo Dilonardo
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