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sabato 17 ottobre 2009

LA BICICLETTA DI STANISLAVSKIJ

di Rosario Galli collaborazione di Alberto Bassetti da un’idea di Franco Ruffini

Con Emanuele Vezzoli – Michele Carli

Regia Giancarlo Sammartano

Teatro dell’Orologio, Sala Grande - Roma

dal 6 al 25 ottobre 2009

La bicicletta di Stanislavskij è stato un magnifico pretesto per trasferire temi di studio sul teatro della regia del primo Novecento in drammaturgia originale, e quindi in pratica di scena. Tra Bulgakov e Ripellino, tra dispensa e copione si sono drammatizzati liberamente alcuni spunti sulle inquietudini della ricerca teatrale di Stanislavskij nel periodo delle cosiddette “azioni fisiche” spinta fino alla “tortura” dei suoi giovani attori. E’ la tragedia buffa di un giovane autore che difende non senza ottusità il monumento del testo v/s la mobile creatività della regia. [tratto dalle note di regia ]

“Il mondo è pieno di meccanismi, il teatro è il più complicato”.

Mi sembra opportuno iniziare l’analisi di questo spettacolo con una delle frasi che ho frettolosamente annotato, in tempo reale, sulla brochure di sala. Questa furia “scrivente” che mi ha colto mentre guardavo questo spettacolo mi ha un po’ spaventato. Indeciso com’ero tra l’osservare la scena e continuare a scrivere alcune delle battute, a mio avviso, più significative a cui non ho saputo resistere: quasi che ci fosse un inconfessabile bisogno di ascoltare, rileggere ancora per mille volte quelle parole, magistralmente citate dagli attori di questa messinscena. Parole che, in alcuni passaggi, testimoniano il senso del teatro. Lo spettacolo è un viaggio poetico. Un viaggio poetico della/nella drammaturgia. Mi riferisco alla concezione che Eugenio Barba ha di questo termine, laddove l’etimologia (δράμα εργόν) porta al significato di “lavoro delle azioni”: ebbene, l’azione registica, attorica di questo spettacolo non lascia spazio a considerazioni personali. C’è una oggettiva purezza dello spettacolo che sottolinea in modo assoluto, fra le altre cose, la conoscenza stra-ordinararia che autore e regista e, di riflesso, gli attori hanno del mondo che rappresentano sulla scena. Un incontenibile Emanuele Vezzoli (Kostantin Sergèèvic Stanislavskij) illumina ogni parola enunciata dal personaggio che incarna: dico incarna, non interpreta, in quanto è praticamente impossibile separarli. Prove d’attore del genere, a volte, fanno paura. Lo stesso Michele Carli (Leontevic Maksudov) nei panni del giovane autore al cospetto del grande maestro, da prova di grande esperienza. In particolar modo, emozionante, nella parte finale quando disegna con le parole quello che il SUO mondo di autore, altro rispetto a quello immaginato da chi legge il suo testo. Anche gli altri 17 attori (che interpretano 25 personaggi), fra cui Franco Lo Cascio, Rocco Piciulo, Federica Santarelli meritano un sincero apprezzamento. Ma non si può non sottolineare la stra-ordinaria delicatezza, finezza registica con la quale Giancarlo Sammartano dirige questo gruppo di attori. La sua mano, viene esaltata – inoltre – dalla scelta di collocare, in questo empty space (non me ne voglia Peter Brook) tre sipari che dividono le azioni sceniche, con gradevoli giochi di luce orchestrati per l’occasione da Stefano Blasi. Infine, un’avvertenza per coloro che leggendo il titolo di questo spettacolo potrebbero pensare che sia dedicato ad un amico di Fausto Coppi. Non è così. Vedendo e ascoltando le parole di Stanislavskij ai suoi attori, scoprirete in cosa consiste “l’arte segreta dell’attore”.

In queste mie osservazioni ho utilizzato più volte la parola “paura”. Vi spiego. Mitragliati da prodotti teatrali di discutibile valore e non essendo più abituati ad ammirare spettacoli del genere, consentitemi di segnalare che a volte attori e registi di siffatto valore possano venire da un mondo-altro che emoziona quasi fino a spaventare! Con l’auspicio di “terrorizzarmi” ancora…Buona scena! E, questa volta, sento anche di dire…Grazie! Carlo Dilonardo

1 commento:

  1. Ringraziamo Carlo Dilonardo per aver scritto quello che noi, da spettatori, abbiamo vissuto.
    " La Bicicletta" va ben oltre la rappresentazione teatrale.
    " Le parole non gettate" conquistano il Cuore, possono spaventare ma ci rendono migliori.
    Una rara occasione per crescere.
    Da non perdere !
    Patrizia e Luigi

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