Christian de
sica
in
CINECITTà
uno spettacolo scritto da
Christian De Sica, Riccardo Casini,
Marco Mattolini, Giampiero Solari
e con
Daniele Antonini, Daniela Terreri, Alessio Schiavo
Coreografie: Franco Miseria |
Direzione Orchestra: Marco Tiso
Regia Giampiero Solari
Teatro Brancaccio, Roma
Giungiamo a questo spettacolo dopo numerose repliche e dopo
una innumerevole quantità di recensioni, articoli, commenti di autorevoli
giornalisti. Vogliamo con questa, pertanto, cercare di evidenziare alcuni
aspetti che a nostro avviso hanno fatto di questo spettacolo una sorta di
“gioco pirotecnico”.
Christian De Sica
nella sua profonda conoscenza del pubblico e della sua arte riesce a
coinvolgere emozionalmente gli spettatori eludendo tutti i critici e i redattori benpensanti
che talvolta lo hanno associato solo ed esclusivamente al filone del cosiddetto
“cinepanettone”. Ci permettiamo di valutare questo genere cinematografico come
un fenomeno, giusto o sbagliato lo diranno i posteri, ma certamente un fenomeno
sociale dei nostri giorni.
De Sica riesce ad eludere (léggasi eludere, pénsasi a
prendersi gioco!) quei benpensanti, perché “mantiene” la scena in maniera
straordinaria, mette in luce le sue ben note qualità di performer, oltre ad
avere una sorta di “umiltà” scenica che ci fa pensare ad un bambino al luna park. Lo spettacolo, che si avvale della partecipazione di due giovani attori, un divertente ed efficace Daniele
Antonini ed un raffinato Alessio Schiavo, e della simpatica Daniela Terreri, oltre che della
straordinaria orchestra diretta dal maestro Marco Tiso, con la “chicca” di
Riccardo Biseo al pianoforte, è un viaggio a volte nostalgico, a volte
malinconico, a volte spensierato attraverso gli studi di Cinecittà, in
particolare De Sica pone l’accento sul celeberrimo Studio 5, seconda abitazione
di suo padre Vittorio, di Rossellini, di Fellini, di quella schiera di uomini
di cinema d’altri tempi (Li abbiamo definiti “uomini di cinema” e non registi
non a caso). Oggi quello stesso studio diviene “casa” di altri abitanti con una
identità ed una professionalità che ci sono sconosciute per le loro inesistenti
qualità artistiche e, talvolta, personali. Ma questo è un altro discorso.
Il percorso in cui De
Sica ci conduce è costellato da momenti anche toccanti, come l’omaggio al grande Alberto
Sordi; ma lo show-man ricorda anche, senza alcuna inibizione o imbarazzo, alcune scene dei suoi
film di Natale senza distaccarsi da esse, senza fare inutilmente lo snob, tanto che inserisce addirittura un
momento in cui un finto Senato Accademico gli riconosce la laurea honoris causa in “cinepanettologia”. Come
dire, De Sica è un autoritario esponente della disciplina e, a nostro avviso,
fa bene a sentirsi tale. Una tipologia di commedia che ci piaccia o no che
manda praticamente avanti tutto il cinema italiano grazie ai propri incassi.
Tornando alle parole con cui abbiamo aperto il nostro scritto, sosteniamo che lo spettacolo non ha in realtà alcuna necessità di essere recensito, nella misura in cui va visto. Va visto, vissuto per trascorrere due ore in tranquillità e spensieratezza, ascoltando storie, eventi, momenti del nostro cinema raccontate dal figlio di Vittorio De Sica, un figlio d’arte, sicuramente, ma che è diventato “Artista”. Perché Christian De Sica dimostra che avere un cognome importante è poca cosa rispetto a quello che al pubblico piace e fa star bene: il nostro Christian, appunto, piace e fa star bene. Per finire, e rendere il nostro scritto non troppo articolato, associamo l’aggettivo “straordinari” ad una serie di sostantivi: ballerini, ballerine, scenografie, luci, musiche, coreografie e se qualche sostantivo lo abbiamo trascurato potete inserirlo voi, che lo avete visto o che lo vedrete: noi di LE GRANDI DIONISIE sappiamo già di esser d’accordo.
Tornando alle parole con cui abbiamo aperto il nostro scritto, sosteniamo che lo spettacolo non ha in realtà alcuna necessità di essere recensito, nella misura in cui va visto. Va visto, vissuto per trascorrere due ore in tranquillità e spensieratezza, ascoltando storie, eventi, momenti del nostro cinema raccontate dal figlio di Vittorio De Sica, un figlio d’arte, sicuramente, ma che è diventato “Artista”. Perché Christian De Sica dimostra che avere un cognome importante è poca cosa rispetto a quello che al pubblico piace e fa star bene: il nostro Christian, appunto, piace e fa star bene. Per finire, e rendere il nostro scritto non troppo articolato, associamo l’aggettivo “straordinari” ad una serie di sostantivi: ballerini, ballerine, scenografie, luci, musiche, coreografie e se qualche sostantivo lo abbiamo trascurato potete inserirlo voi, che lo avete visto o che lo vedrete: noi di LE GRANDI DIONISIE sappiamo già di esser d’accordo.
Buona Scena!
Carlo Dilonardo
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