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mercoledì 12 marzo 2014

L’invisibile che c’è
di Antonio Grosso
con
Gennaro Cannavacciuolo
Antonio Grosso, 
Antonello Pascale, Roberta Azzarone
e con
Enzo Casertano
Regia Paolo Triestino

Teatro della Cometa, Roma – fino al 30 marzo  

« Papà... Figlio mio, ma sei tu? Si papà, so’ io. Ma, addo’ stai? Qua, giusto dietro a te. Dietro a me? Ma io non ti vedo!Però mi senti...»

Il nuovo spettacolo di Antonio Grosso, diretto con grande maestrìa da Paolo Triestino è una riflessione sull’esistenza, su una moneta che tutti possediamo, una moneta dalla doppia faccia: una che rappresenta la vita e l’altra, inesorabilmente, il suo opposto.
Nel testo scritto dal giovane autore campano, i due poli si attraggano, sono sempre vicini, si sfiorano, si toccano fino a compenetrarsi ed essendo due situazioni così opposte, contribuiscono a stuzzicare le emozioni degli spettatori anche grazie al rapporto così intimo che si crea tra un padre (Gennaro Cannavacciuolo) e un figlio (Antonio Grosso) prematuramente scomparso. Che cosa accade nel momento i due si incontrano di nuovo?
Libri, storie, racconti, anche la cinematografia hollywoodiana ci ha regalato vari film sul tema in questione; salta alla mente di tutti l’indimenticabile ed emozionante Ghost – Fantasma (1990, J.Zucker) in cui Demy Moore e il compianto Patrick Swayze sono costretti a rinunciare al loro amore e al loro futuro a causa dell’uccisione di lui, orchestrata per motivi economici da parte di un amico comune.
Antonio Grosso riesce con bravura a non scivolare nel già visto e pur facendo pensare quantomeno alla tematica del film citato ed echeggiando con evidenza ad alcuni memorabili passaggi delle migliori opere di Eduardo De Filippo, scrive di un rapporto fra padre e figlio così intimo che, così come era accaduto in Ghost, porta inevitabilmente lo spettatore alla lacrima, alla com-passione con il protagonista che resta (ai limiti, "purtroppo") in-vita.
Il giovane autore, già nei suoi precedenti testi da Minchia, signor tenente a Giggino Passaguai  ha fatto del registro “umoristico” la sua cifra stilistica: un umorismo di tipo pirandelliano, eduardiano, riuscendo sempre a conciliare il profilo comico con quello della riflessione, dello stupore, talvolta della sofferenza.  
Nello spettacolo a cui abbiamo assistito, Grosso riceve il supporto dell’ormai inseparabile e funzionale Antonello Pascale, della giovane Roberta Azzarone e soprattutto di due grandi attori come Enzo Casertano (che interpreta un amico di vecchia data) puntuale ed efficace partner e dello straordinario e sempre scenicamente elegante e raffinato, Gennaro Cannavacciuolo, che immerso perfettamente in questa parte diviene motore di questa macchina ben organizzata e “guidata” dal già citato Paolo Triestino.
Un'ultima nota di grandissimo merito alle scene di Alessandra Ricci. 


Buona Scena!
Carlo Dilonardo 


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