più di 10.000 lettori hanno scelto LE GRANDI DIONISIE...

giovedì 9 dicembre 2010

La Repubblica di un solo giorno

di Marco Baliani e Ugo Riccarelli
regia
Marco Baliani

scene e costumi Carlo Sala, musiche Mirto Baliani, drammaturgia Maria Maglietta

con Patrizia Bollini, Daria Deflorian, Gabriele Duma, Simone Faloppa, Renata Mezenov Sa, Mariano Nieddu, Alessio Piazza, Naike Anna Silipo, Alexandre Vella.

"La Repubblica di un solo giorno" si riconduce alla storia della Repubblica Romana del 1849, a una vicenda appassionante e "forte", densa di significati e di qualità, dall'aspetto romantico eppure moderno, durante la quale, seppur per un breve spazio di tempo, si è data dimostrazione di come sia possibile "costruire" una repubblica, sostenerla con dei valori autentici, davvero democratici. Un episodio appassionante della Storia del nostro Paese. Appassionante e allo stesso tempo, per le sue modalità, per l'importanza delle sue caratteristiche, poco conosciuto alla grande massa degli italiani.(http://www.teatrodiroma.net/)

Teatro India, Roma, visto il 25 Novembre

Sin dai primi momenti di spettacolarità, “La repubblica di un solo giorno”, secondo episodio del progetto "Fratelli di Storia" curato dallo stesso Baliani, pare non abbia grandi pretese ma preferisce costruirsi sotto una serie di semplici ma piacevoli sorprese i cui segni fungono da strumenti culturali, quali tracce d'identità storica e nazionale. E quale miglior scelta poteva esser per Baliani se non quella di lasciar aprire lo scenario della ribellione a due figure di spicco del nostro itinerario? - Arlecchino e Pulcinella rispettivamente Simone Faloppa e Alessio Piazza. Il “mescolarsi” di farse e detti quasi sbrana letteralmente la bandiera del tricolore. Come un manto onnipresente che sorvola su questa pièce popolana, dove emblema metaforico della guerra e della vittoria è la “danzattrice” Renata Mexenov Sa. Anch'essa ben distinta nel suo ingresso all'inizio dello spettacolo con un canto malinconico come un'entità che tiene con la sua presenza scenica il nodo e gli intrecci dei personaggi del risorgimento, o per meglio dire de La Repubblica di Roma. Era un tentativo, benché troppo avventato all'epoca, assolutamente necessario per i cittadini, purché si manifestasse lo spirito di una costituzione fondata sulla libertà civile. Rispetto al primo lavoro del progetto, “Piazza d'Italia”, c'è una maggiore compenetrazione della compagnia lungo un sussidiarsi di vicende che vanno dai momenti epici vissuti nella capitale, sino al conflitto con l'esercito francese. Nonostante appaia quasi fin troppo gratuito il tema della fratellanza e dell'uguaglianza fra i cittadini, ecco che questo diventa toccante quando il panorama della guerra che anima e inorgoglisce in certi casi chi la fa, e fa piangere invece le madri che ricevono le lettere, segna il confronto con gli altri popoli, proprio con i francesi. Soldati tuttavia mossi per principio dall'egalitè, fraternitè, maestri, come si sa, in fatto di resistenza. Insomma un inno alla battaglia civile e senz'altro alla laicità, stando ai duetti tra le bravissime Daria De Florian (Anita) e Naike Anna Silipo (Maddalena). E poi ritroviamo gli altri personaggi di Garibaldi, Mazzini e notevoli personaggi del popolo (citiamo Alexandre Vella, distintosi per l'unicità interpretativa del giovane romano agguerrito). Tutto in un'atmosfera dove domina sovrastante una scenografia piramidale, quasi come un pezzo d'arte contemporanea, fatta di mobili, che diviene la barriera, la tomba, l'ospedale, l'altare per i personaggi che perdono autonomia nei movimenti coreografici di gruppo. In questo punto è evidente che vuole regnare e talvolta ci si riesce uno spirito corale d'enfasi patriottica, ma qualche volta gli attori sia nelle corse libere che nelle file agiscono quasi fossero preoccupati dalle posizioni o dal minimo gesto successivo da dover assumere e l'unità metaforica perde il divino movimento, almeno questo ci è parso di captare alla replica cui abbiamo assistito. Tuttavia i crucci d'intimità, la tenerezza e la rabbia che alimentano i protagonisti di questa new entry nel teatro di narrazione riescono ad ottenere un grande esito, o meglio, data la nostra condizione attuale, pone indirettamente dei quesiti, ma uno più di tutti in particolar modo: questa dilatazione liberale per la democrazia nel nostro paese è andata perduta?

Mauro Sole!

Nessun commento:

Posta un commento