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giovedì 29 luglio 2010

LA TEMPESTA

di William Shakespeare

con Giorgio Albertazzi

traduzione di Agostino Lombardo

Regia Daniele Salvo

Fino al 1° Agosto – Globe Theatre, Roma

“La Tempesta” nasce in un momento molto difficile: un momento in cui tutto si confonde e degrada in una spaventosa superficialità, in un deserto umano assoluto. La nave affonda. Shakespeare inizia con quest’immagine la sua “Tempesta”, con l’immagine di una società che cola a picco, un luogo in cui un Re e la sua corte, dalle loro lussuose stanze interne alla nave, tentano invano di dettar legge agli elementi naturali, disposti a tutto pur di salvarsi la vita, offendendo i marinai esposti alla tempesta, ostentando la loro presunta onnipotenza di piccoli uomini politici in balìa delle onde. Ma la tempesta, almeno in questo caso, è un’illusione, un artificio, una malìa teatrale organizzata da Prospero, il protagonista della pièce, che, come un direttore d’orchestra o un moderno regista, crea la realtà e la manipola a suo piacimento, intervenendo sugli elementi naturali. [note di regia, fonte: http://www.comunicato-stampa.net/spettacoli/la-tempesta-al-globe-theatre-roma]

Una straordinaria scenografia (Alessandro Chiti) e un eccellente gioco di luci (Umile Vainieri) hanno contribuito a rendere preziosa la messinscena di questo spettacolo diretto dal giovane regista emiliano Daniele Salvo. Buone le interpretazioni degli attori, fra cui spicca in modo particolare la sinuosità e la vivacità tecnico-espressiva e corporea di Melania Giglio, nella parte di Ariel, vero protagonista del testo di Shakespeare.Non è ovviamente facile, o per la precisione, è realmente complesso tracciare un percorso analitico- critico di uno spettacolo che sfrutta la potenzialità di mezzi (si dica anche economici) non indifferenti; è vero la genialità del regista, di coloro che collaborano ad una messinscena di siffatto valore va evidenziata ma, siamo onesti, essa viene quantomeno stimolata dal complesso e intrigante vortice di possibilità che viene concesso loro. Infatti al di là degli strumenti tecnici che sono magistralmente utilizzati come detto, la messinscena quella artigian-teatrale, quella della drammaturgia, degli attori – che poi sono il teatro vivo – sfugge ad una connotazione specifica. Momenti di grande teatralità nelle scene in cui Giorgio Albertazzi “mostra” al pubblico il suo oramai conosciuto e noto valore; attimi di poco entusiasmo e vitalità scenica con l’ingresso di Antonio (Carlo Valli) e dei suoi seguaci, fino a giungere alla comicità esilarante, ma forse un po’ troppo semplicistica di Stefano (Massimiliano Giovanetti) e Trinculo (Marco Simeoli). Tutte le tre situazioni di “genere” sono rette da attori bravi che riescono a reggere perfettamente la scena, anche perché tutti di comprovata esperienza, ma ci sembra una sorta di “aritmia teatrale” questo enorme contrasto che si viene a creare fra le tre situazioni che vedono in un certo qual modo protagonista il Prospero shakespeariano.

Va detto, ad onor del vero, che della serata resta nella mente di chi scrive la fortissima partecipazione del pubblico, un pubblico eterogeneo che si distacca totalmente dal serioso e inutilmente cinico e polemico pubblico invernale. Sarà la gioia delle vacanze, sarà l’atmosfera inglese che profonde il Globe, ma vedere i bambini seduti in silenzio a gustare l’interpretazione di Giorgio Albertazzi è qualcosa di veramente eccezionale. Come sanno i nostri affezionati lettori, chi scrive vive anche di piccoli barlumi di speranza di rinnovamento e di ricostruzione del nostro teatro.

Buona Scena!Carlo Dilonardo

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