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lunedì 21 settembre 2009

Lo spettacolo del 2008 da rivedere...

MADRE CORAGGIO

di Bertolt Brecht

Regia Cristina Pezzoli

Dal 26 febbraio al 16 marzo 2008 – Teatro Quirino - Vittorio Gassman

con Isa Danieli

UNA MADRE CHIAMATA ISA DANIELI

Ambientata nella regione sassone, durante la Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), una lunga guerra che vide schierarsi da una parte i cattolici e dall’altra i protestanti, Madre Coraggio narra le vicende della vivandiera Anna Fierling, conosciuta da tutti come Madre Coraggio. Questa è padrona di un carro colmo di masserizie e cianfrusaglie che si sposta da un campo di battaglia all’altro spinto dalla brama del guadagno a qualunque costo. Infatti, né l’uccisione dei figli nel corso della guerra, né la morte della figlia muta Kattrin impediranno a Madre Coraggio – definita una “iena di guerra” – di continuare i suoi commerci.

Ci sono spettacoli e spettacoli. Alcuni vanno visti, altri restano nella memoria. È il caso di questa particolare versione di uno dei testi più rappresentati di Bertolt Brecht. La figura di Anna Fierling fa parte, ormai, della mitologia moderna e la straordinaria Isa Danieli, che affronta per la prima volta il testo del drammaturgo tedesco, riesce ad immedesimarsi (non me ne voglia Brecht) perfettamente nel ruolo di madre, di questa madre. Una donna-madre che ci riporta alla Filumena Marturano magistralmente interpretata, qualche anno fa, dalla stessa Isa Danieli, o ancora, alla Amalia di Napoli Milionaria! . Il paragone con la drammaturgia eduardiana soprattutto con le figure femminili descritte nei testi raccolti nella Cantata dei giorni dispari è riflesso della riuscitissima regia di Cristina Pezzoli che attualizza il testo di Brecht, arricchendolo con un misto di dialetti e lingue contemporanee, sottolineando in maniera forte che il teatro italiano, il vero teatro italiano vive su un terreno di tradizione regionale. Tutti i capisaldi della drammaturgia italiana, infatti, hanno avuto un incontro con le loro lingue di scena dialettali, da Pirandello a Testori, da Viviani a Eduardo De Filippo. Ed è grazie a questo rapporto con la Tradizione del teatro italiano, sottolineato in questa messinscena, che il pubblico ne esce soddisfatto. Il testo di Brecht, evidentemente, viene “dimenticato” dal pubblico, perché con la sua libertà, nell’impalcatura drammaturgica, lo spettacolo riesce – comunque – a raggiungere quella universalità implicita nel testo stesso: quindi, anche le scelte linguistiche non sono riduttive ma danno maggior concretezza e familiarità agli spettatori. La bravura degli attori, la meticolosità della regia, la perfezione nel disegno luci, gli arrangiamenti delle musiche che strizzano l’occhio a sound contemporanei, avrebbero certamente soddisfatto le esigenze dello stesso Bertold Brecht. Perché un testo come Madre Coraggio, non può e non deve avere limiti spazio-temporali: infatti come aveva affermato lo stesso drammaturgo nelle note di regia relative all’edizione del 1949, questo testo deve universalmente mostrare che “la guerra, la quale è una prosecuzione degli affari con altri mezzi, rende micidiali le virtù umane, anche per chi le possiede”.

Commovente l’interpretazione della piccola Xenia Bevitori nel ruolo di Kattrin, la figlia muta di Madre Coraggio. Quei continui urli muti sono interrotti solo da una fucilata. Questa scena, credo più di tutte, resta nella memoria. La piccola scende in platea, i proiettili cattolici la colpiscono e s’accascia al suolo. Madre Coraggio/Isa Danieli, chiede in maniera supplichevole di riportare in scena quel corpicino straziato. Si rivolge direttamente a qualche spettatore/essere-umano di buon cuore, affinché la piccola Kattrin possa tornare a “miglior vita” accompagnata dalla voce della mamma che le dedica l’ultima ninna nanna. La sensazione che si avverte in questi minuti dello spettacolo è di un freddo improvviso che fa accapponare la pelle.

Ma, si sa, l’esperienza del corpo vivo (o morto) dell’attore di fronte a sé va vissuta e non può essere raccontata.

Avvertite gli amici vicini e lontani, Buona scena! Carlo Dilonardo

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