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mercoledì 14 marzo 2012


L'AVARO
di Molière
traduzione Cesare Garboli

regia  Arturo Cirillo
con: Arturo Cirillo, Michelangelo Dalisi, Monica Piseddu, Luciano Saltarelli,
Antonella Romano, Salvatore Caruso, Sabrina Scuccimarra,
Vincenzo Nemolato, Rosario Giglio

scene Dario Gessati; costumi Gianluca Falaschi; disegno luci Badar Farok ;
musiche Francesco De Melis
regista assistente Roberto Capasso; assistente costumista Gian Maria Sposito;
costumi dipinti da
Silvia Fantini

produzione Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile delle Marche
Teatro India, Roma, fino al 18 Marzo.

È quasi una gioia poter constatare, a prova contraria dei controversi giudizi di molti addetti, come il gran teatro risieda ancora e rinasca nella lettura fedele di testi classici riconsegnati ai tempi nostri senza noia. Ci si riferisce questa volta al teatro di Arturo Cirillo e della sua meravigliosa compagnia immersa in una delle più crude, per così dire, commedie del leggendario autore francese.

La travagliata vita amorosa di due giovani fratelli, Cleante ed Elisa, segretamente vissuta con i rispettivi innamorati, si aggraverà di più quando l'avido padre tenterà di detenere il futuro della loro vita privata, cercando di accaparrarsi più ricchezza possibile come tornaconto. Dal canto suo l'avaro non sborsa un centesimo, ma rimane perennemente attaccato al denaro che custodisce con tanta cura in una cassetta. La lettura di Cirillo si trasforma dal punto di vista scenografico in un affascinante schema geometrico culminato dall'accompagnamento di variopinte luci. Ecco una visione dall'impatto avvincente nello spettatore perché possa appunto cogliere le sfaccettature di un testo perfettamente giocato tra esilaranti momenti di comicità e spiragli drammatici amari. Questi son comportati dall'aggressività con la quale il protagonista agisce, senza scrupoli, e che trova in Arturo Cirillo un perfetto interprete. Arpagone viene magistralmente restituito dall'interpretazione dell'attore napoletano con le azioni concrete di un vecchio sbraitante, ma al tempo stesso, curioso, con un recitazione straniante: un personaggio quasi descritto in terza persona, ridicolizzato nella caratterizzazione arcigna che mostra la sua facciata tragica specie nei brevi momenti di rottura della quarta parete. Bravissimi anche tutti gli altri attori. 

Dalla elegante Monica Piseddu nel ruolo di Elisa, alla bravura di Michelangelo Dalisi (Cleante), la sincera goffaggine di Rosario Giglio nei panni Mastro Giacomo, la Mariana di Antonella Romano, Luciano Saltarelli e Salvatore Caruso. Ultime lodi all'esaltante interpretazione di Sabrina Scuccimarra, una tempesta incontenibile di humor nell'arte di raggirare l'avido protagonista nel ruolo della sfavillante Frosina; Vincenzo Nemolato, infine, capace di passare da un ruolo all'altro (servo/Mastro Simone/il commissario) con una facilità che caratterizza il giovanissimo interprete. Insomma, svincolato da rigide regole accademiche un testo che rivive per quasi due ore in una brillante messa in scena capace di rallegrare e toccare tutti, sempre ammesso che siano rimasti spettatori disposti ad esserlo... Da non perdere!
Buona scena! Mauro Sole

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