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sabato 24 marzo 2012


L'ASTICE AL VELENO
una commedia scritta, diretta e interpretata da
VINCENZO SALEMME
con
Vincenzo Salemme, Maurizio Aiello, Domenico Aria,
Antonio Guerriero, Giovanni Ribò,
Antonella Morea, Chiara De Vita, Nicola Acunzo

23 Marzo 2012 – Teatro Goldoni, Livorno


La vicenda si sviluppa in un giorno, il 23 dicembre, l'antivigilia del Natale, giorno in cui tutti sono in grande attesa, con le proprie famiglie, per il religioso evento. I protagonisti dello spettacolo sono una giovane e seducente attrice, Barbara (Benedetta Valanzano) innamorata di Matteo (Maurizio Aiello) un “capocomico” adultero, maschilista e senza scrupoli, e Gustavo (Vincenzo Salemme), un pony express che nei panni di Babbo Natale rappresenta la parte buona e sincera dell'amore. Ai tre si aggiunge un cast ben amalgamato, in cui seppure Salemme ne esce come il traghettatore, non dimentica – da regista – di dosare le parti curando alla perfezione tutti gli altri bravissimi interpreti, fra cui spicca un esilarante Nicola Acunzo, nella parte di un irriverente Munaciello. Barbara, stanca delle continue indecisioni di Matteo incapace di lasciare la moglie, progetta un “velenoso” piano per ucciderlo, ma l'arrivo di Gustavo complica (o, forse, facilita?) lo sviluppo degli eventi. E allora si scontrano i vari volti dell'amore: da una parte quello per l'arte, quello per il teatro, quello per una donna, quello per un uomo e, dall'altra, un amore egoistico, in cui la materialità, l'indifferenza spicciola di certi uomini viene ampiamente rappresentata da Matteo. Su questo tema, rompendo la quarta parete, Vincenzo Salemme gioca ed interroga il suo pubblico rendendolo vivamente partecipe della storia che si sta compiendo in scena, dando vita ad un monologo sull'amore dichiarando apertamente che non bisogna amare per essere felici con se stessi, ma occorre innanzitutto essere felici con se stessi per amare. Ma questo è possibile? E se questo presupposto esistesse solo nei sogni?...
Immaginate di assistere ad uno spettacolo in cui si ritrovano Pirandello con i suoi personaggi che pretendono di avere vita sulla scena; Shakespeare con alcuni dei suoi più importanti, fra cui Amleto, Cassio, Otello, Desdemona; Eduardo De Filippo che vigila con grande attenzione che gli attori rispettino la “sua” scena e con la sua capacità di immettere comicità in fatti che poi fanno riflettere e tanto comici non sono; e fate in modo che insieme a questi, ad un tratto, giunga il dramaturg Vincenzo Salemme che con comprovata saggezza e raffinatezza teatrale scriva una commedia che non solo raccoglie l'eredità dei maestri citati ma che con grande accortezza nei confronti dello spettatore traghetti quest'ultimo in ciò che si vorrebbe da una vera commedia: un vortice di risate con una riflessione costante sulle pochezze umane.
Probabilmente, questo è uno dei motivi per cui lo spettacolo a cui abbiamo assistito è stato record di incassi nella stagione precedente. I nostri lettori lo sanno, ci siamo sempre voluti astenere dai facili elogi, dalle finte vittorie e dalle illusorie recensioni di spettacoli teatrali realizzati e prodotti soltanto per dare lustro ai nome in cartellone, facendo del teatro una questione limitata agli incassi, dimostrando ampiamente che poi di teatro non è che ce ne fosse granché sulla scena (infatti è questo l'omicidio della nostra scena teatrale).
La scrittura drammaturgica di Vincenzo Salemme, sin dal capolavoro di ...E fuori nevica!, passando per Premiata Pasticceria Bellavista è una scrittura rispettosa, pulita e che definirei “cognitiva”. Una scrittura di conoscenza: nei confronti del pubblico, nei confronti del teatro stesso, perché Vincenzo Salemme, il teatro lo conosce bene, in scena si diverte, ama l'arte, ama il teatro e – crediamo – non potrebbe fare altro proprio perché l'amore che dimostra per la scena lo rende felice come un bambino con il suo primo giocattolo da cui non si stacca mai.
Uno spettacolo che, a nostro avviso, diventa per taluni aspetti anche una lezione di teatro compiuta all'interno del bellissimo ed accogliente teatro Goldoni della città di Livorno che ha ospitato una commedia che val la pena di essere “vissuta”.

Buona scena!
Carlo Dilonardo

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